Sketchbook d’autore: alla corte del re degli uccelli con Shaun Tan
The Bird King. An Artist’s Sketchbook
Shaun Tan
Walker Studio, 2019
Potrei benissimo includere il libro di oggi nella categoria dei “repertori sblocca-testa” di cui vi avevo parlato un po’ di tempo fa. Potrei addirittura non rovinarvi la sorpresa descrivendone i contenuti e spiegarvi perché ne voglio parlare concentrandomi solo sull’immagine di copertina. Quel piccolo demone con un gigantesco occhio che regge e protegge la matita, in cima alla quale si erge impettito un pennuto dorato (the Bird King), è davvero il Caronte incaricato di accompagnarci attraverso queste pagine. Sono le pagine di 20 anni di lavoro di uno degli illustratori più visionari del nostro tempo, Shaun Tan, autore di capolavori come “L’approdo”, o del mio amatissimo “Le regole dell’estate” (di cui vi ho parlato, assieme ad altri due libri mantra, qui). Si tratta di una raccolta di schizzi e appunti assemblati partendo dagli studi riconducibili ai suoi libri, ma anche molto più spesso ai fogli, foglietti e fogliacci sui quali la mano si è esercitata a fermare un’idea, registrare un avvenimento, assecondare un’intuizione.
Si sa, lo sketchbook dell’artista ha un fascino tutto suo, col suo disordine, gli indizi, gli appuntamenti casuali con l’ispirazione. Eppure questa parola, “ispirazione”, non è quella giusta secondo Shaun Tan che ci tiene a premettere come, spesso, trovarsi davanti a un foglio bianco sia molto meno romantico di quanto la gente si immagina e che l’unico modo per sbloccarsi, alla fine, è “semplicemente” iniziare a disegnare.
Incamminiamoci allora sulla pista tracciata dal demone ciclope che, in quest’ottica, è già molto più simile al daimon-nume tutelare, connessione tra terreno e ultraterreno. Proprio lui ci aiuta a leggere la metafora che Tan prende in prestito da Paul Klee secondo il quale il disegno è “portare la linea a fare una passeggiata”. Il disegno, scrive l’autore nell’introduzione, è un processo di “learning to see” che non finisce mai. Impone il soffermarsi sulle cose, il dedicare loro del tempo pratico e mentale per osservare e capire, per decidere se quelle cose sono in qualche modo rilevanti per noi. E questo è un esercizio critico prezioso che non facciamo forse mai abbastanza. Nel processo ci finiscono dentro i segni più riusciti e anche quelli meno soddisfacenti, ma Shaun Tan ci tiene ad includere anche quelli dato che il compito di uno sketchbook d’artista è rivelare le fasi di un percorso, lasciare da parte ogni vanità e mettersi un po’ a nudo perché le persone capiscano e magari, a loro volta, agiscano.
La prima edizione di “The Bird King” risale al 2010; in questa (2019) ci sono state delle aggiunte. Il testo (ce ne sono porzioni esigue seppur molto significative) è in inglese, ma c’è da sperare che arrivi in Italia molto presto grazie a Tunuè che sta ristampando molti dei titoli di questo straordinario autore.
Per una fan come me, il primo gioco è stato individuare gli schizzi preparatori dei libri già in mio possesso: le prove colore di “Oggetti smarriti”, gli studi di inquadratura de “L’Approdo”, lo storyboard di “Cicala”… Ma mi sono accorta molto presto di quanto fossero più nutrienti le sezioni finali dedicate al disegno dal vero e agli schizzi fatti “in mobilità”. Nel capitolo “Drawings from life” Shaun Tan disegna paesaggi ridotti a volumi di forme pure, ma soprattutto registra e indaga il peso della relazione tra l’uomo e lo spazio in cui abita, che si manifesta in segnali che interrompono il fluido ritmo visivo della natura, a volte delicatissimi come la luce di una finestra nel distendersi dell’ora blu serale. Mi piace constatare che anche questo creatore di mondi fantastici e improbabili è quello che è grazie anche alla sua capacità di nutrirsi del mondo perché, come confessa lui stesso citando ancora una volta Paul Klee, l’artista è un grande albero concimato dalle esperienze fatte, dalle persone incontrate, dalle cose archiviate e solo così diventa capace di fiorire e di far maturare frutti.
La raccolta si chiude con gli appunti di viaggio, disegni poveri su carta povera (spesso quadernini facili da portare in giro), senza alcuna “pretesa artistica”. Sono le idee che si insinuano negli interstizi quotidiani, quelle che senti il bisogno di fermare prima che se ne vadano anche se sai che potrebbero rivelarsi inutili o non più così brillanti a una seconda occhiata. Sono queste le testimonianze che meglio restituiscono il senso di questa raffinata e ricchissima raccolta di abbozzi: la creatività è fatta di tanti incontri accidentali il cui senso si rivela a volte solo dopo innumerevoli passaggi dei quali non riusciremo mai ad avere il totale controllo. Per questo è importante mantenere lo sguardo e la mano in esercizio, in tensione reciproca. Lo sketchbook, come dice appunto Shaun Tan, diventa il nostro “vocabolario di idee visive” grazie al quale potremo costruire, con pazienza e mestiere, la nostra personale grammatica e imparare a parlare con la nostra personalissima voce.