Portugal di Cyril Pedrosa: viaggio visivo ed emotivo nelle sfumature della memoria
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Francia. Colori spenti, ingialliti e sbiaditi. Simon (artista) è bloccato, non riesce più a scrivere libri, non riesce a decidersi su cosa fare con la casa e con la sua ragazza. Vive dentro di sé, ma un sé ingabbiato e demotivato. Si sente accrescere attorno un giardino sempre più incolto e disordinato, senza senso, senza una direzione.
Portogallo. Giallo e rosso, confusione e calore. Vita. Prima perché chiamato a partecipare a un festival, poi perché ri-chiamato dall’esigenza di dare luce a tasselli oscuri della sua memoria familiare, Simon parte. Va in Portogallo e decide di capire meglio la sua famiglia, suo padre, suo nonno. E così capire se stesso. Quel se stesso che si è “perdido”.
Il Portogallo, con i suoi vicoli, la semplicità delle persone, i suoi “affacci” incantevoli, permetterà al nostro protagonista di ritrovare la forza e la voglia di rispolverare la sua vera identità. Perché a volte per andare avanti, bisogna tornare indietro.
Opera divisa in tre parti, Portugal ci racconta di tre generazioni (figlio Simon, padre Jean, nonno Abel) e dei loro tentativi di farsi strada nella vita. Ciascuno a loro modo ma accomunati dallo stesso cognome e dallo stesso sangue. Sangue che, come un dolce fiume, scorre avanti e torna indietro, riportando a galla ricordi che permettono a coloro che vivono di andare avanti.
Stasi e movimento. Passato e presente. In Portugal, dalla prima all’ultima pagina, si viene trasportati dall’interiorità personale e ingarbugliata del protagonista all’esteriorità semplice e calorosa del mondo che lo circonda. Un mondo fatto di persone, animali, alberi. Semplici e accoglienti. Ed è solo accogliendo dentro di sé questi elementi estranei che Simon capirà davvero chi era e chi è la sua famiglia.
Pedrosa riesce a trasmettere questo intreccio tra dentro e fuori, tra memoria e vita presente, grazie a un sapiente uso dei colori e delle diverse tecniche pittoriche e visive: alcune tavole sembrano degli acquerelli, altre delle polaroid sbiadite dal tempo, altre hanno un tratto appena abbozzato come se fossero schizzi.
Pubblicato nel 2011, Portugal ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali e si conferma essere ancora oggi un’opera capace di parlare a tutti, a prescindere dalla lingua e dall’età, per la sua potenza visiva e per il suo ritmo melanconico e speranzoso allo stesso tempo.