Il silenzio suona: quando la storia inizia prima della storia
Prima della prima. L’orchestra si veste
Karla Kuskin, Marc Simont
I classici di Terre di Mezzo, 2015
È martedì sera, le luci della città e quelle delle case sono rassicuranti tane in cui far riposare gli occhi in mezzo al buio che cala. Una donna scorre gli scaffali della sua libreria nervosamente. Salta lo scaffale dei fumetti, si fionda verso quello degli albi illustrati. Ne apre uno, poi lo ripone. Apre quello accanto, lo guarda con tenerezza perché ce l’ha da molti anni. Si siede. Guarda il computer. Si rialza. Ci vuole un’idea, pensa. Si tira su le maniche, ha sempre caldo quando sta per mettersi a scrivere. Allinea la tastiera allo schermo. Torna agli scaffali, stavolta decisa. Prende un altro libro, lo sfoglia piano, in piedi (se non è lui, il libro giusto, dovrà continuare a cercare). Si siede per terra, è lui, è deciso, ora lo sa. Si accorge di averlo riletto tutto d’un fiato seduta per terra e ora è un po’ infreddolita… che testa. Lo porta alla scrivania, vicino al computer. Pensa, clicca, sfoglia ancora. Si lega i capelli e, finalmente, scrive.
Avrei voluto arrivare fino alla fine del post così, raccontandovi quelli che, ora che li ho scritti, un po’ somigliano a piccoli rituali che si vanno coreografando prima della stesura di una delle mie recensioni. Lasciarvi con la sensazione di non avervi detto niente (specialmente del libro), ma anche con quella di avervi rivelato un segreto solo nostro. “Prima della prima. L’orchestra si veste” è fatto così: la storia comincia prima che la storia cominci. La storia è lo spazio vuoto prima dello show, quello in cui noi, pubblico, attendiamo senza pensare a quanto articolata, imprevista e, allo stesso tempo, sincronizzata sia la preparazione di coloro che vedremo in scena. Questo libro, scritto da Karla Kuskin e illustrato da Marc Simont, è un susseguirsi di micro-passaggi che descrivono, davvero come i passi di una coreografia, il prepararsi di 105 persone (92 uomini e 13 donne) che hanno tutti una meta comune: il palco sul quale si esibiranno perché “sono i membri dell’orchestra filarmonica e il loro lavoro è suonare. In modo meraviglioso”.
Il libro è del 1982, ma nel 2015 Terre di Mezzo lo ha pubblicato per la prima volta in Italia nella sua collana dedicata ai classici. I due autori (scomparsi entrambi in tempi recenti) sono due maestri della letteratura e dell’illustrazione per l’infanzia, il cui sodalizio professionale inizia negli anni ‘70 e porta a tantissimi premi e riconoscimenti (questo libro nello specifico è stato finalista all’American Book Award e ha vinto, tra i tanti, un riconoscimento all’American Library Association).
La grazia con cui questi spaccati di quotidianità vengono illustrati singolarmente, pur diventando delle doppie pagine perfettamente bilanciate, è cristallina come un colpo di triangolo. Il ritmo della narrazione, descrittiva ma non troppo didascalica pur nel suo susseguirsi di insidiosi elenchi, è uno spartito composto con mestiere e con le idee molto chiare. Costruire un bel libro con questa struttura credo sia difficilissimo. Non c’è niente di più noioso di una lista ed è un attimo trasformare un libro compilativo in un superficiale susseguirsi di mere informazioni e varianti. Allora, proprio come nelle migliori orchestre, autore e illustratore si accordano, trovano l’armonia, usano i loro strumenti per riempire l’uno le pause dell’altro senza sovrapporsi in un banale unisono, ma dando vita a quel che somiglia più a un reciproco giocoso controcanto. Così come fa la musica, anche la narrazione scritta e illustrata può permettersi di giocare col tempo e risvegliare le storie anche laddove pensavamo ci fosse solo un privato e apparentemente vuoto silenzio.