
Disegno, mi ingegno, ti insegno.
di Quentin Blake e John Cassidy
Editoriale La Scienza, 1999
“Disegnare”.
“Disegnare” è il mio mestiere e, come spesso dico, il mio modo preferito di pensare e di conoscere il mondo.
“Disegnare” è uno di quei mestieri che è difficile da spiegare sia un mestiere perché non somiglia a costruire una casa o fare il pane, anche se, a modo suo, persino disegnare costruisce e nutre.
Oggi è il primo maggio ed è la festa dei lavoratori e io, come sono certa molti di voi, ci ho messo del tempo a capire e poi ribadire che disegnare era e sarebbe stato il mio lavoro (e a farmi prendere sul serio). Oggi però posso anche constatare che, più che difendermi arroccata nella mia piccola accademia degli eletti disegnatori, disegnare per mestiere mi rende felice anche perché posso sempre più consapevolmente invitare le persone a sperimentare non tanto il mestiere, ma il fatto che il disegno è, appunto, un bellissimo modo di pensare e conoscere il mondo.
E allora ancora e ancora “Disegnare”, stavolta però come il titolo del bislacco manuale di Quentin Blake e John Cassidy, che nel 2019 compie pure 20 anni (e che originariamente era venduto assieme a un kit di matite). Di nuovo vi porto un libro fatto di cose semplici ma non per questo facili e la prima di queste cose è proprio il segno di Blake: sembra approssimativo e invece è essenziale, sembra disordinato e invece ha le idee molto chiare, sembra incerto e invece è meravigliosamente vibrante perché è un segno vivo.
In un clima assolutamente scanzonato, i due autori smontano l’idea di avere tra le mani un corso preconfezionato di disegno e ci presentano il loro libro più come un dispositivo per sbloccare delle cose e provocare in noi piacere e divertimento. Non sottovalutateli, il piacere e il divertimento, non pensateli come qualcosa di frivolo e accessorio. Lo diceva Rodari dei bambini a scuola: non è sufficiente che siano bravi, bisogna che siano appassionati e se la bravura si affina, accendere il piacere per quel che si fa è ben più difficile come pratica da esercitare.
“La cosa importante di questo libro sono gli spazi bianchi, quelli che tu devi riempire”, si dichiara. E i modi per riempirli sono uno più buffo dell’altro. Tecnicamente ci si dà qualche dritta (qualche nozione di base di prospettiva e teoria delle ombre, per esempio), ma soprattutto si invita il disegnatore ad allenare l’occhio, la memoria, la testa, compiendo anche scoordinate giravolte e prilli insensati all’occorrenza.
Ci sono due cose che amo tantissimo di questo libro: il fatto che quegli spazi bianchi da riempire non siano altro che piccole porzioni di identità da dichiarare, di personalità (del segno) da sperimentare passando attraverso l’umorismo, un filtro che non è per niente scontato nel serioso mondo del saper fare; e poi la musica che viene chiamata in causa quando si dice che disegnare è come una jam session jazzistica perché qualche regola c’è (non devi andare fuori tono), ma c’è anche tanto “sentire”.
E allora, se disegniamo un coniglio, dobbiamo certamente conoscerlo ma non per riprodurne le caratteristiche pedissequamente. Molto più efficace (e divertente) sarà allenarsi nel catturare con la matita “l’idea di conigliezza”.
E se avremo a che fare con dei maiali ci verrà chiesto sì di notare che hanno gli zoccoli (come delle scarpe col tacco), un corpo ovale con un’estremità piatta e una a ricciolo, ma anche che quando stanno distesi sembrano felici.
Ridendo come i matti tra capelli ribelli, molti martelli, sfilate di ombrelli, Blake e Cassidy finiranno per portarci in fondo a più di 100 pagine in cui non abbiamo fatto altro che disegnare che alla fine è davvero l’unica cosa che conta anche per chi vuole farne un mestiere: disegnare tanto, disegnare tutto, disegnare sempre.
E quando avremo paura di sbagliare, questa volta saremo autorizzati a usare il metodo “testa calda” (cioè procedere di getto anche a costo di commettere errori) perché tanto, se avremo seguito le istruzioni, staremo disegnando con “un’andatura da passeggio” quindi l’impatto non sarà poi così tragico.
Extra: esistono un po’ di video che mostrano Quentin Blake al lavoro (cercateli su youtube) e, qualche tempo fa, Roba da Disegnatori aveva tradotto le sue “7 regole d’oro dell’illustrazione” che potete recuperare qui.
