Questione di stile: il segno di un illustratore
Guardandomi intorno, chiacchierando coi colleghi, navigando sulle pagine Facebook e i blog di creativi di tutto il mondo, mi rendo conto di quanto oggi abbiamo davanti agli occhi la più grande quantità di illustratori, sia aspiranti che professionisti, che ci sia mai stata.
Da questo nasce un pensiero spontaneo: se da un lato c’è un’alta percentuale di appassionati, aspiranti che cercano la strada per diventare illustratori, magari non tanto adatti al ruolo o solo ancora molto inesperti, dall’altro è in costante aumento il numero di illustratori davvero bravi e talentuosi tanto che si ha l’impressione che non ci sia spazio per gli altri, e che se ne aggiungessimo uno soltanto il mondo potrebbe esplodere di bellezza.
Quindi se da un lato si deve capire se si è sufficientemente bravi per fare questo lavoro, dall’altro bisogna capire che cosa si ha in più degli altri, o quantomeno di diverso e unico, cosa abbiamo da dire e in che modo potremmo contribuire a far esplodere di bellezza il mondo.
Ecco, è proprio questo il punto.
Credo che l’aspirazione massima per un illustratore (o almeno per me) sia trovare la propria voce perfetta, che non sia mai stata udita prima, e che abbia davvero qualcosa di nuovo da dire.
Insomma, ponendomi come un mantra questo obiettivo, non certo semplice, vorrei raccontarvi il viaggio per raggiungerlo. Perché è proprio lì il bello del mestiere dell’illustratore.
Guardarsi dentro
Per prima cosa ci si deve conoscere, bisogna analizzare il proprio talento e le proprie potenzialità.
Che cosa sappiamo fare? Sappiamo disegnare? Ci basterà saper disegnare per diventare illustratori professionisti? Ma soprattutto, quanto e che cosa sappiamo disegnare?
Copiare come se non ci fosse un domani
Quello che personalmente ho fatto dal primo giorno, e che tutt’oggi continuo a fare (sempre meno lo ammetto), è copiare di tutto da tutti. Non mi vergogno affatto di dirlo e mai lo farò.
Badate bene però, non sto dicendo che io sia una falsaria. Copio tantissimo tutto ciò che mi piace tutte le volte che ho tempo per farlo, ma solo per piacere ed esercizio personale. Non mi sognerei mai di presentare a un cliente un disegno o qualsiasi cosa copiata da altri, sarebbe davvero un brutto gesto, per niente professionale e tantomeno rispettoso. Andrebbe considerato plagio nell’illustrazione.
Quando copio mi confronto con il “nemico”, con le altre voci dell’oceano, bellissime, irraggiungibili.
Per me non basta osservarle attraverso un libro illustrato o una cartella Pinterest di sketch e illustrazioni. Fate caso a quante immagini salvate, condividete, comprate e guardate per poi dimenticarvene?
Ecco, per me guardarle non basta, io devo “toccarle” per scoprire perché mi piacciono così tanto. E allora copio, anche 2, 3 volte, senza cancellare mai, in fretta, e ci sbatto la testa su per comprendere perché funzionano così bene.
Poi ci si allena anche copiando dal vero, per capire il tratto, la propria linea, i gesti e i movimenti della mano che disegna e del soggetto disegnato. L’ombra naturale e la luce artificiale. Ogni cosa.
Così facendo assimiliamo un percorso di stile nel tratto che pian piano impara a muoversi nel proprio spazio e capiamo cosa ci piace, cosa funziona per noi.
Se ci pensate si copia da sempre per conoscere il mondo intorno. Già quando siamo piccoli copiamo gli adulti per imparare a camminare e parlare. Perché non dovremmo imparare l’arte nello stesso modo?
Correre sulle proprie gambe
Ed è lì che arriva il bello, perché una volta imparato a camminare e parlare si può dire ciò che si pensa, ballare come si vuole, correre sulla spiaggia e via all’infinito.
E in questa evoluzione è importante non sentirsi obbligati a omologarsi o trovarsi insoddisfatti e fuori dalle proprie convinzioni artistiche e creative.
Siete liberi di raggiungere una dimensione tutta vostra che racchiuda tutti i vostri gusti.
Lo suggerivo a una ragazza, poco tempo fa, che mi raccontava quanto le piacessero i manga e i libri illustrati ma che questi non potevano stare insieme perché qualcuno le aveva detto così.
Il punto è proprio far ricredere quel qualcuno che ci limita, che ostacola il nostro percorso nel nome di un infondato “tabù”.
Ognuno di noi ha una mente unica e irripetibile, un proprio gusto nella visione del mondo che non ha eguali.
Quando scopriamo l’amore per l’illustrazione e il disegno, ci viene dato tacitamente un compito secondo me: far nascere qualcosa di magico, di nuovo, di stupendo. Far evolvere il mondo.
Credo che adempiere a tale compito sia il nostro vero mestiere.
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