OSSERVATORIO DISEGNATO: Eron, lo sciamano della street art
Siamo abituati a pensare alla street art del graffitista come a un’esuberante esplosione di colori e messaggi che reclamano attenzione dai muri che intercettiamo lungo il nostro cammino. Ma a volte le esplosioni possono anche essere silenziose, sotterranee ci rimbombano al centro del petto perché è lì che una certa storia, un certo messaggio si sono fermati e chi ce li ha fatti arrivare aspettava quel momento preciso per la detonazione. Oggi, dal nostro osservatorio disegnato, vi chiedo di liberarvi dagli stereotipi e di aguzzare la vista, di non farvi impigrire dalla disattenzione e di calcolare la giusta distanza.
Eron è un writer, uno di quelli che lascia segni fondamentali nella storia della street art anni ‘80 e ‘90 (a partire dalla sua e mia città, Rimini). Eron ha un percorso lungo e stracolmo di giravolte artistiche che spero avrete voglia di scoprire e che lo portano a diventare un artista riconosciuto a livello internazionale. Eron disegna con le sue bombolette spray un mucchio di cose, si evolve, crea un suo linguaggio in cui l’approccio dei graffitisti (approccio tecnico, ma anche sociale) contamina quello pittorico, in cui ci sono anche tele, ma restano soprattutto muri e oggetti e pezzi di mondo, dove si nascondono storie degne di essere rivelate. Lungo la sua strada, Eron ha messo a punto anche il detonatore delle esplosioni silenziose e intensissime che mi portano a scrivervi di lui.
A volte ti devi quasi sforzare per vederle, quando le noti ti chiedi se hai davvero visto tutto o ti stai ingannando, una volta messe a fuoco te le porti dentro come fossero parte della tua famiglia: sono le persone della serie “Soul of the wall” che Eron nasconde sui muri della sua Romagna e del mondo. Con una maestria incredibile, la vernice spray ne riproduce i connotati precisi ma, allo stesso tempo crea un effetto rarefatto, che possiamo annullare solo guardando quelle opere dalla giusta distanza. Eron rievoca i suoi soggetti come uno sciamano dal fumo, quel fumo lo dipinge così bene che ci sembra il risultato di un’infiltrazione… magari venuta da quella piccola grata che, il più delle volte, è stato sempre Eron a posizionare (ma con discrezione, così da farci credere che sia sempre stata lì).
Ci sono i personaggi della storia locale come Ida Marzi, una delle prime donne frequentatrici del Circolo Primo Maggio di Rimini, o la madre di Adelio Pagliarani in “Don’t cry” (uno dei tre martiri partigiani lasciati brutalmente appesi nella ora Piazza Tre Martiri di Rimini come monito, dopo sommario processo da parte dei fascisti). Ci sono i personaggi anonimi ma testimoni di una storia più o meno recente come la spettrale suora infermiera al museo di Rimini che prima era però l’ospedale o i migranti sulla barca realizzati per l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani (che fa il giro del mondo e viene eletta nel 2016 dal Chicago Tribune come una delle migliori immagini dell’anno al mondo). Ci sono i personaggi della storia collettiva come Anne Frank, dipinta sui vagoni della deportazione. Ce ne sono tante, tantissime altre, di queste figure che Eron sceglie con cura, a volte su precisa richiesta della committenza e a volte fedele alla sua missione da street artist libero e anarchico (la vecchia dipinta sulla poltrona restò per poche ore abbandonata sul ciglio di una strada, ora chissà dove sarà).
Si affida e si ispira alla “pareidolia”, quel meccanismo che induce il cervello a riconoscere forme note in un caos di stimoli e segni e si esercita nel trovare ogni volta la giusta misura per rendere l’illusione perfetta, per confonderci apparentemente e in realtà renderci complici di epifanie narrative. Si dicono “site specific”, le opere la cui collocazione è indispensabile per coglierne a pieno il messaggio; Eron riporta questa filosofia su tutte le superfici, trattando anche gli oggetti come fossero luoghi (pensiamo al ritratto nascosto sulla fattura dell’olio di ricino… riuscite a riconoscerlo?) perciò, quando avrete la fortuna di incappare in una di queste storie, non potrete fare a meno di chiedervi perché quelle persone sono state rappresentate proprio lì. Alcune vi saluteranno appena dal loro passato fuligginoso, altre vi chiederanno di restare un po’ di più a far loro compagnia, come la facciata di Cevo (di cui vi invito a recuperare la storia). Non siate frettolosi, non siate distratti, date ascolto ai luoghi, diventate anche voi un po’ sciamani.
Nell’immagine iniziale | A sinistra: “Soul of the wall”, museo della città di Rimini. A destra: “Loneliness” – Eron – ph eron.it