
Artisti in quarantena #1
DA UN ANNO non parliamo che del Covid. Ogni giorno l’argomento ritorna mille volte al giorno, nelle chiacchiere della gente per strada, nei post sui social e ovviamente nell’informazione che ci aggiorna costantemente sul numero dei morti, dei contagiati, dei guariti e dei vaccinati.
Ma al tempo stesso penso che non ne abbiamo parlato realmente. Come ha impattato su di noi, sul nostro umore, sul nostro lavoro?
Ho pensato di chiederlo a un po’ di amici e colleghi illustratori e fumettisti, perché penso che la condivisione sia sempre la base per fare un passo in avanti.
Raccontarci come è andata, e come sta andando, penso possa essere catarchico per tutti.

Che impatto ha avuto su di te la quarantena dal punto di vista psicologico?
Sono una nata per tendere sempre al buono e al bello, ma lasciarsi attraversare dalle cose positive implica anche una certa sconsiderata permeabilità alle cose meno belle. Alle montagne russe emotive, alle ansie ho saputo rispondere con lucidità quasi sempre, ma è aumentata una pericolosa paura di fondo che blocca gli slanci, che non voglio diventi abitudine rassegnata (spinta dal desiderio forzato di stare bene “comunque, in qualche modo, perché ora va così”). Contro quella sto combattendo molto.
Come hai reagito ai mesi di immobilità forzata?
Durante questo tremendo periodo sono stata fortunata, sono anche riuscita a essere serena molte volte. Sono una abituata a essere sedentaria, a fronteggiare gli imprevisti in modo operativo (a volte forse anche troppo). Quindi, nel bene o nel male, direi che perlomeno ho reagito e mi sembra comunque una cosa non scontata e di cui essere grata, visto che sono stata nelle condizioni di farlo. Mi sono fin da subito detta che, a fronte di tante persone davvero esposte e in pericolo in questa situazione, reagire facendo comunque il meglio che potevo, costruendo qualcosa, era una necessità e un po’ anche un dovere, anche se “faccio solo i disegni”.
È cambiato qualcosa dal punto di vista lavorativo? Hai lavorato di più? Di meno?
Ho avuto paura che un cambiamento del genere potesse mistificare tutto il lavoro su cui avevo investito nell’ambito editoriale, dove sono ancora agli inizi e per cui erano previste diverse uscite a cui tenevo molto proprio nel 2020. Invece tutto è andato avanti, il lavoro è aumentato, ho trovato (grazie a una rete straordinaria di amici, colleghi, sostenitori) nuovi canali e opportunità. L’aver investito energie nel web con continuità per diversi anni mi ha concesso di muovermi su quel terreno (a lungo l’unico possibile) parlando a un piccolo pubblico già molto pronto ad ascoltarmi e sostenermi. Mi sono data molto da fare, davvero molto: per rendermi visibile, per non farmi cogliere impreparata, per essere collaborativa. Più muovi le cose e più le cose inizieranno a muoversi intorno a te, bisogna solo progettare con criterio il modo in cui attivarle e prendersene cura.
Cosa vedi per il futuro?
Non avendo appigli concreti per tracciare uno scenario attendibile, vedo innanzitutto quello che voglio vedere: vedo gli abbracci e tutta quella fisicità che fa tanto parte di me finalmente riconquistata, vedo cose nuove che forse, dopo tutto questo, mi faranno un po’ meno paura. Ho anche momenti di grande sfiducia, inutile negarlo, specialmente quando avverto le tensioni che trovano sfogo violento in episodi su larga o piccola scala, nel mondo così come nei quartieri di molti di noi. Ma penso anche che la speranza sia una cosa molto più concreta di quel che a volte pensiamo perché la speranza è capace di tenerci saldi e persino farci lottare non solo per puro istinto di sopravvivenza, ma per la straordinaria e a volte inconsapevole potenza di quello che riusciamo a immaginare. E la storia ci dimostra spesso che le cose si riescono a fare se prima c’è qualcuno che le ha sapute immaginare, anche laddove sembrava non esserci niente.
https://www.instagram.com/mariannabalducci_chidisegna/

Che impatto ha avuto su di te la quarantena dal punto di vista psicologico?
La cosa che sento molto forte è il senso di responsabilità verso le persone a cui voglio bene, questo condiziona le mie giornate e le mie abitudini, per il resto non saprei di preciso rispondere a questa domanda, perché essendoci ancora dentro non è facile valutare la situazione, credo che tutti ci renderemo conto di quello che abbiamo passato quando finirà.
Come hai reagito ai mesi di immobilità forzata?
Vivo in un paesino isolato in mezzo ai monti e l’impossibilità di scendere dalla mia famiglia, o anche solo cambiare comune per fare la spesa in un supermercato normale mi ha reso le cose semplici “difficili”, mentre per il resto l’ho presa come una boccata d’aria, uscivo da anni in cui producevo un libro dietro l’altro senza mai essere soddisfatta del risultato, e grazie a questo tempo concesso dall’immobilità del primo lockdown è venuto fuori “Felicità ne avete?” Testo di Lisa Biggi edito da Kite Edizioni, il primo libro dopo tanti anni di cui, ATTENZIONE posso dire di essere soddisfatta. (Rido) A parte gli scherzi, ho capito che i miei tempi non sono in linea con i tempi del mercato, ho bisogno di lentezza e di far sedimentare le idee. Questa è una cosa che dovrò tenere a mente quando la macchina riprenderà a girare
È cambiato qualcosa dal punto di vista lavorativo? Hai lavorato di più? Di meno?
Alti e bassi. Durante il primo lockdown mi sono bloccata, quello che stava capitando mi ha disorientato, ero sempre a casa, molto più a casa di prima, ma la mia testa era altrove, era preoccupata, cercava risposte rispetto a quello che stava capitando e faticava a concentrarsi sul lavoro. Piano piano mi sono abituata alla nuova quotidianità e ho ritrovato nel mio lavoro, un rifugio. Guardando indietro, sì, posso di dire di aver lavorato di più in questi due anni, proprio qualitativamente parlando
Cosa vedi per il futuro?
Forse preferisco non vederlo, per non rovinarmi il presente.
Monica Barengo: https://www.instagram.com/monica.barengo/

Che impatto ha avuto su di te la quarantena dal punto di vista psicologico?
Per quanto mi riguarda, in quanto illustratrice/fumettista, ero già abituata a lavorare da casa e alla solitudine, per cui la quarantena non ha avuto particolari effetti psicologici su di me, o meglio, non ha complicato quelli già presenti… eheh!
Come hai reagito ai mesi di immobilità forzata?
Non avere la possibilità di uscire neanche per fare una passeggiata e vedere gente alla lunga diventa pesante.
Mi sono aggrappata alla creatività e alla musica, ho rispolverato alcuni hobby, come suonare la chitarra, lavorare all’uncinetto e ne ho scoperti di nuovi. Ogni giorno cercavo di fare qualcosa di nuovo e tenermi impegnata.
È cambiato qualcosa dal punto di vista lavorativo? Hai lavorato di più? Di meno?
In generale il lavoro da freelance non ti permette di fare sonni tranquilli, perché sei sempre in una condizione precaria.
L’anno scorso, ad inizio pandemia, ho avuto più preoccupazioni del solito, con la chiusura delle librerie il lavoro è diminuito, alcuni progetti personali me li hanno rifiutati a causa della situazione.
Per fortuna quest’anno sto lavorando in maniera continuativa.
Cosa vedi per il futuro?
Il 2020 è stato un anno di crisi per me, più legato a motivi personali che alla pandemia, anche se di sicuro un po’ ha influito. Le crisi, per quanto dolorose, sono un’occasione di grande crescita personale, e questa crisi mondiale ha riportato sotto i nostri occhi le cose importanti, che magari davamo per scontate.
Spero che torneremo presto alla normalità, senza dimenticare le lezioni apprese, e che le persone che hanno sofferto di più ritrovino la serenità (ho copiato il discorso a Miss Mondo).
http://www.veronicacarratello.com/
BENJAMIN CHAUD
Che impatto ha avuto su di te la quarantena dal punto di vista psicologico?
Quando è cominciato il lockdown sono stato abbastanza bene, abito in campagna e potevo lavorare tranquillamente da casa e uscire a passeggiare dietro casa e fare scuola a casa per i miei due bambini.
Ma presto mi è venuta una terribile tendinite che mi ha impedito di lavorare. Ho potuto disegnare solo un’ora al giorno e poiché nell’editoria era tutto fermo ho deciso di prendermi del tempo per disegnare solo quello che avevo voglia di fare.
Come hai reagito ai mesi di immobilità forzata?
Ho comprato un nuovo telefono, aperto un profilo Instagram e disegnato un’ora al giorno
Un disegno per adulti, senza nessuna limitazione, facendo semplicemente quello che mi andava per pubblicarlo online. Mi ha fatto bene e un’editrice mi ha contattato per fare un libro di quei disegni. Uno sceneggiatore di fumetti mi ha proposto una storia dopo aver visto i miei disegni su Instagram.
È cambiato qualcosa dal punto di vista lavorativo? Hai lavorato di più? Di meno?
La tendinite mi ha permesso di rinnovarmi e di andare in una direzione che non mi ero mai preso il tempo di esplorare. Quindi ho lavorato meno ma con più piacere e ho scoperto elle nuove cose.
Cosa vedi per il futuro?
Per quel che riguarda il futuro credo che dovremo aspettare per un ritorno alla normalità e on vedo l’ora di poter tornare di nuovo a uscire, vedere gente, ma professionalmente ho un sacco di progetti nuovi e del tempo per realizzarli, quindi sono contento.
Che impatto ha avuto su di te la quarantena dal punto di vista psicologico?
Psicologicamente la cosa più dura è stata l’isolamento e dover trattare gli altri come se fossero appestati.
Non ero mai stata diffidente verso gli altri prima.
Come hai reagito ai mesi di immobilità forzata?
Ho avuto un bimbo a Montreal, per cui è stato molto duro non poter ricevere la visita della mia famiglia dalla Francia né essere circondata dai miei amici locali.
È cambiato qualcosa dal punto di vista lavorativo? Hai lavorato di più? Di meno?
Personalmente, dal punto di vista del lavoro, non è cambiato nulla. Ho lavorato su progetti che erano già in corso prima del lockdown e questo non ha impattato sul loro avanzamento.
Ma è vero che, essendo costretti a rimanere a casa, sono andata avanti più rapidamente del previsto. Questo, si può dire, è stato un lato positivo !
Cosa vedi per il futuro?
Lo vedo positivamente! Bisogna andare avanti un giorno per volta e concentrarsi sui bei progetti! Finché avrò voglia di disegnare penso che tutto andrà più o meno bene.