
Illustratore: artista e professionista
Certe volte ricevo email di aspiranti illustratori che hanno curiosità riguardo al mestiere e spesso da lì traggo spunto per scrivere riflessioni o aneddoti sul mio blog.
Oggi, con grande piacere, cedo un articolo ad Ad un Tratto per parlarvi di un dettaglio che spesso molti artisti alle prime armi non considerano nel modo giusto:
l’illustratore è prima una figura professionale e poi un artista.
Questo significa che lui/lei mette le proprie doti al servizio di un cliente, il quale paga per ottenere un certo risultato diretto ad un target preciso e ad una specifica fetta o zona di mercato e quindi non può permettersi il lusso di fare il bello ed il brutto tempo come più gli piace.
Questa dovrebbe essere una delle prime cose da imparare quando si sceglie di fare l’illustratore e, badate bene, non lo dico con durezza ma per semplice chiarezza, nel tentativo di aiutare a viverla al meglio.
In realtà questo concetto non è complicato ma, scontrandosi direttamente con il nostro animo artistico e con la nostra più profonda sensibilità che, ad esempio, ci fa scegliere un giallo al posto di un verde, può portare a qualche frustrazione.
Come evitare o almeno tamponare la cosa? Semplice: guardandola da un altro punto di vista 🙂
Proviamo a pensare fin dall’inizio che siamo stati chiamati da un cliente per fare un gioco di squadra che dovrà portare alla riuscita finale di un libro/progetto gioco e via dicendo. Vedendola così possiamo capire quanto sia importante che ciascuno (art director, grafico, consulente, illustratore etc) faccia al meglio il suo lavoro, concentrandosi sulle necessità del risultato finale e mettendo da parte almeno un pochino il proprio ego. Certo, a parole è semplice mentre ai fatti un po’ meno. Fa sempre un po’ male e, diciamocelo, è pure fastidioso sentire clienti che chiedono revisioni o modifiche che allontanano il risultato da quel che noi avevamo nella testa ma il più delle volte bisognerebbe semplicemente accettare il fatto che “chi paga decide” e che quindi la parola finale non spetta a noi.
Certamente si può (e si deve!) proporre il proprio punto di vista ed il proprio stile, poiché siamo stati chiamati perché siamo NOI, unici ed irripetibili, ma bisogna anche sempre pensare che piegare un po’ la mano al volere di altri non ci cambia del tutto, anzi, ci spinge a confrontarci con soluzioni nuove e che magari da soli non avremmo nemmeno mai considerato.
Quindi, semmai vi capiterà una situazione simile, pensate a quanto sopra e cercate di trovare un compromesso che vi soddisfi tenendo conto anche delle necessità del cliente. Ci si guadagnerà entrambi ed il lavoro risulterà un po’ meno pesante.
Un illustratore è sì un artista ma è soprattutto un professionista e, come tale, ha il compito di andare incontro alle esigenze del cliente. Più si fa proprio questo concetto e più si lavora con serenità.
Quindi, mano alle matite e via alla fantasia ma con orecchio ben teso alle richieste editoriali 😉
Buon lavoro a tutti !