Professione “illustratore”, vocazione “surrealista gentile”: Gianni De Conno e una buona scusa per parlare del disegnare per mestiere.
Il surrealismo gentile di Gianni De Conno
di Alessandro Bonaccorsi
AlkemiaBooks, 2014
Questa volta a uscire dal mio scaffale è un libro forse un po’ dimenticato, dedicato a un disegnatore assolutamente indimenticabile e scritto da un graphic designer (e illustratore a sua volta). Questo volume monografico sul lavoro di Gianni De Conno (illustratore magnifico, scomparso prematuramente nel 2017) è uscito nel 2014 per la collana Visual di AlkemiaBooks (ora rintracciabile come Homeless book) che purtroppo non mi pare abbia avuto seguito o almeno non in questa forma. Lo ha scritto Alessandro Bonaccorsi che più di recente forse avete conosciuto per il suo corso di disegno brutto. Ma andiamo con ordine.
Vi parlo di questo libro per varie ragioni, quella di raccontare il lavoro di De Conno è forse paradossalmente la meno urgente perché già lo fa bene il libro, appunto, perché non sono qui per fare della parafrasi artistica su un gigante del disegno, perché come sempre il motivo per cui vi consiglio un libro sta da un’altra parte (spesso nel fatto che mi ha innescato un’idea o costituisce un piccolo caso esemplare da cui partire per riflettere su delle cose). Questo libro contiene sostanzialmente l’esito di una lunga intervista in cui Gianni De Conno risponde ad alcune domande sul suo modo di lavorare e sulle sue esperienze professionali. Ne esce una condensata dichiarazione di poetica che non si perde in strascichi filosofici, ma si appoggia saldamente alla quotidianità dell’artista, al modo in cui organizza il lavoro, al perché ha scelto di disegnare certe cose e non altre, al suo rapporto con i colleghi e i clienti. E ci sono le immagini, tante, bellissime. Il titolo le abbraccia splendidamente parlando di “surrealismo gentile” e codificando bene quella loro distanza (tipica del palcoscenico teatrale, per esempio, più volte citato anche per la formazione da scenografo di De Conno) che però trova comunque il modo di avvolgerci e farci sentire, sì, spettatori ma privilegiati.
La carriera di De Conno è costellata di esperienze diverse, dalle copertine di libri agli albi illustrati fino all’illustrazione più commerciale, ed è bello rileggerla con le parole dell’autore in prima persona (alle sintesi di Bonaccorsi, che organizza i contenuti in capitoletti tematici, si accompagnano i virgolettati di De Conno stesso). De Conno aveva un talento smisurato, ma anche un grande mestiere in mano e questo quaderno antologico vuole proprio sottolineare questo aspetto, senza perdersi in celebrazioni o analisi. Scelgo di citare una cosa fra le tante, che a mio avviso conferma questo atteggiamento pratico e consapevole, ed è quella sintetizzata nel sottotitolo “Lavorare non è una via crucis”. Qui De Conno smentisce lo stereotipo dell’artista che crea in preda al tormento e alle lacrime, riportando a una dimensione molto più realistica il rapporto con tutta quella tensione emotiva che di fatto comunque interessa un lavoro creativo (e in misura più o meno calibrata ci finisce dentro). Se realizzare un’immagine comporta una fatica nel senso di una forzatura e ci procura frustrazione e sofferenza, probabilmente non sarà una buona immagine. Ciò non vuol dire che il lavoro debba essere “facile” o superficiale. Piuttosto si insiste sulla capacità di governare il proprio bagaglio emotivo per far sì che non condizioni l’esito del nostro lavoro sovrastandoci. E, di conseguenza, De Conno ci invita a sviluppare una certa sincerità nel modo di concepire, produrre e valutare le nostre immagini.
A differenza dell’antologia su Manuele Fior (di cui vi ho parlato qui), questo libro è uno strumento molto più snello e meno prezioso dal punto di vista dell’edizione ma sicuramente non del contenuto. Ed ecco che arriviamo a un’altra delle ragioni per cui ho scelto di parlarvene: questo libro è organizzato come una monografia d’artista, ma ha il formato e la facilità d’uso di un quaderno tecnico; questo libro è stato concepito e messo insieme da un altro artista, un collega quindi, un occhio a sua volta molto coinvolto nel tipo di argomenti che si vanno sviscerando.
Ringrazio Alessandro Bonaccorsi per aver fatto questo libro (e, se lo cercate in rete, vedrete che non è la sola iniziativa divulgativa di cui si è occupato) e per averlo fatto in questo modo perché credo che l’approccio di chi, a sua volta, ha le mani in pasta sulla materia si veda e ne costituisca un elemento di forza e un motivo di vicinanza specialmente per i lettori “del settore”. Proprio pensando a quest’ultima cosa mi viene da dire che libri come questo forse un po’ ci ri-abituano a conversare tra noi del lavoro, senza troppi filtri, senza necessariamente stare sempre sulla difensiva, condividendo percorsi e opinioni perché è anche questo che alimenta una buona parte del nostro mestiere. C’è poi un po’ di commozione a riflettere su questa cosa sfogliando le immagini intense di De Conno che non ho avuto modo di conoscere personalmente, ma che ha lasciato un rumorosissimo vuoto nel mondo dell’illustrazione e un patrimonio di scenari dipinti in cui, almeno però, possiamo ancora incontrarci.
Nota: nella fase di promozione del libro, sul canale youtube di Alessandro Bonaccorsi trovate un video in cui si sentono alcuni passaggi dell’intervista e la voce di Gianni De Conno.