Diario di una illustratrice -L’illustratore come regista della propria pièce
Nel bel mezzo del cammin di nostra vita,tra la fine dell’Istituto d’Arte e il momento in cui a 28 anni ho preso seriamente in considerazione l’idea di addentrarmi nel mondo dell’illustrazione per l’infanzia
ho preso una Laurea al Dams di Bologna con indirizzo cinema con una tesi sulla sceneggiatura della Romantic Comedy newyorkese degli anni ‘80/’90.
“Cavolo! Ho sbagliato università… dovevo fare l’accademia, la scuola di Macerata, lo IED!” Questo ho pensato nel momento in cui ho iniziato a studiare da autodidatta da un corso all’altro. “Ho buttato via parte dei miei studi!”.
Ma durante la realizzazione del mio primo progetto mi tornò in mente di quanto da bambina amassi inventarmi storie e realtà parallele che avrei voluto vivere e non potevo: l’unico modo per vederle realizzate, immaginandomi di viverle realmente, era sceneggiarle con le Barbie oppure disegnarle.
Stavo ore a creare immagini inesistenti: io, che ero una sofferente figlia unica nella realtà, diventavo la terza e penultima sorellina di una sorta di famiglia Bradford; rettangoli storti diventavano foto immaginarie in campeggio con le amiche che ancora non potevo permettermi per la giovane età, oppure sognavo di storie, fiabe o film che mi ero immaginata e non esistevano ancora.
E lì, a quel ricordo, ebbi la folgorazione: tutto mi apparve chiaro.
Non avevo sbagliato proprio niente! Anzi!
L’illustrazione era il punto d’incontro delle mie passioni: il disegno, il cinema, il teatro, la letteratura e la scrittura. Soprattutto mi riportava al disegno che avevo sfruttato negli otto anni di università solo per collaborare con i miei genitori alle spese economiche per i miei studi.
Mi resi conto di quanto ogni singola parte del progetto di un albo illustrato fosse simile alla realizzazione di un film o di uno spettacolo teatrale: l’illustratore è il regista della propria pièce! Come i registi della Nouvelle Vague francese in cui ricoprivano tutti i ruoli (qualche volta anche quelli di attori).
Ed è qualcosa che ancora oggi mi accompagna in ogni progetto: nel contenuto, nella scenografia, nella messa in scena, nell’iconografia, nelle inquadrature, nella politica d’autore, nel punto di vista, nei costumi, nella composizione, nella recitazione dei personaggi, nell’atmosfera.
I miei allievi della Scuola di Illustrazione di Scandicci lo sanno bene, io amo molto spiegare loro come nasce un libro illustrato partendo dal cinema e dal teatro.
Non voglio certo annoverarmi della scoperta di questo parallelismo, ma avendolo studiato e gustato per moltissimi anni è qualcosa che ancora oggi mi stupisce, ogni volta che ne parlo mi incanta e far conoscere ad ogni aspirante illustratore di avere questo potere registico è per loro una bella soddisfazione e incoraggiamento.
Se siete curiosi di sapere cosa vi attrae nel comprare un libro o vedere un film, di come un risguardo si possa ritrovare anche in un film d’autore o in un cartone della Pixar, di come il gesto teatrale sia ancora più drammatico all’interno di una illustrazione non perdetevi gli appuntamenti estivi di luglio, agosto e settembre di questo articolo!
Il mio diario continuerà anche sotto l’ombrellone con pensieri a riguardo.
Buone vacanze a tutti, fate tante esperienze, guardate il mondo con occhi bambini ma con consapevolezza adulta e fatevi ispirare dai colori e dai profumi dell’estate: tutto serve nel nostro mestiere.