WONDER TRIO: 3 libri per chi disegna
Wonder trio. Cos’è?
Un terzetto di libri che hanno cose in comune e che mi va di consigliarvi (perché li ho letti e di solito anche amati).
Una scusa per parlare di un certo argomento, accorgersi di una certa cosa, abituarsi a pensare collegando questo e quello per farci venire più idee.
3 libri per chi disegna.
Non potevo non cominciare da qui. Se disegnate per mestiere o se, più generalmente, il disegno fa parte della vostra vita da tempo, il primo wonder trio è per voi. Se disegnate da tanto, questi libri vi consoleranno, vi faranno venire qualche dubbio, vi terranno compagnia come veri amici. Se disegnate da poco (o da poco affrontate il disegno come ricerca personale e non solo come svago), vi faranno intravedere percorsi possibili e spero venire voglia di andare a fondo di quelle che magari al momento sono solo intuizioni.
Non sono manuali, non sono i soli libri che parlano dell’argomento. Sono una graphic novel un po’ anomala, una specie di brain storming, una storia per piccoli raccontata da un autore per grandi.
#1
“La carta mi intimidisce […]: non si può sbagliare. Guardo il foglio bianco come una bacinella di acqua gelida in cui mi devo tuffare da dieci metri di altezza”.
Questo che parla sono (o sono stato) proprio io, penserebbe qualunque disegnatore. Beh, è il momento di spostare l’attenzione dalla mano al foglio, perché a parlare invece stavolta è il disegno. “Diario di un fantasma” è la storia di un abbozzo pubblicitario in cerca della sua forma compiuta che, procedendo per prove ed errori, incappa in un disegnatore (lo stesso Nicolas de Crécy, l’autore appunto) che lo porterà in giro per il suo mondo. Non aspettatevi un’idilliaca storia d’amore: questo carnet de voyage a fumetti è un tuffo di testa nel flusso di coscienza di un autore complesso, autoreferenziale, pieno di tormento e confusione. “Diario di un fantasma” (prima edizione originale 2007) è un fumetto difficile, molto personale, è uno specchio dove noi disegnatori forse non vogliamo sempre guardarci ma in cui ci riconosceremo per molte ragioni.
#2
Dopo un po’ di vertigine, meglio fare ordine e ripartire dalle cose semplici. Per esempio, disegnare il sole. Attenzione, ho detto semplici, non facili. Bruno Munari è stato un designer, un disegnatore, un educatore, uno che sapeva pensare con la testa e con le mani. Nella serie di fascicoli di cui fa parte anche “Disegnare il sole“ (1980) conduce l’occhio e il pensiero in lente passeggiate alla scoperta dei tanti modi in cui si può sintetizzare graficamente una cosa quotidiana. Come nei migliori brain storming, si mette sul piatto tutto quel che associamo al sole e tutto il catalogo visivo di cui disponiamo per capire come è fatto e come è stato rappresentato, nella storia dell’arte così come sui quaderni di scuola. Munari mi ricorda che forse so disegnare l’idea di sole stereotipata che mi hanno inculcato, ma ho ancora chissà quanti altri soli da esplorare prima di trovare il mio.
#3
Lodolinda il sole lo sa disegnare di sicuro. E anche le nuvole, le pecore e i cavolfiori (che poi si disegnano tutti partendo da “linee ricciolute e tondeggianti”). Calvino lo racconta in una storia originariamente pubblicata a puntate sul Corriere dei Piccoli nel 1977 (e che io ho recuperato nell’edizione illustrata da Giulia Orecchia del 1994). Assieme a Lodolinda c’è Federico, anche lui matita lesta e impavida; i due bisticciano foglio dopo foglio, facendo scontrare tigri e serpenti, pellerossa e cowboy e un sacco di altre cose. I disegni non sono solo disegni, sono attori che si parlano in scena ciascuno col proprio tono e registro: sono, appunto, “I disegni arrabbiati“ ma anche quelli che alla fine fanno la pace. Chi disegna lo sa: i disegni sono fatti per parlarsi e per parlarci. Se stanno zitti, qualcosa forse non va.
E allora ecco 3 libri per chi disegna, per perdersi, ritrovarsi e fare la pace.
di Nicolas de Crécy
Eris Edizioni, 2017
di Bruno Munari
Zanichelli, 1980
di Italo Calvino
Illustrazioni di Giulia Orecchia
Mondadori, 2012
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