Rubare come un artista: ispirazione e plagio nell’illustrazione
Una delle cose più belle di questo periodo della mia vita è poter scrivere per Ad un Tratto. Non lo dico per ruffianarmi Roberta, Laura, Leandra o Carlo (anche se un soggiorno a Palermo non lo rifiuterei) ma perché scrivere di ciò che mi piace è terapeutico, mi permette di mettere in ordine i puntini. È come vedere un cielo stellato, sai che ci sono delle costellazioni che formano figure ma finché non le tracci col dito non sai come raccapezzarti.
Questa costellazione è nata in corriera tra Taranto e Firenze riflettendo su un argomento che considero fondamentale: ispirazione e plagio. Un pensiero nato da qualche chiacchierata con dei colleghi e dai libri “Semina come un artista” e “Ruba come un artista” di Austen Kleon, editi da Vallardi.
Il nostro percorso è formato da ciò che viviamo e da ciò che vediamo. Possiamo far finta che non sia vero ma prima o poi troveremo un rosso fantastico su un quadro del Louvre, un azzurro agli Uffizzi o un giallo su una parete di qualche chiesa Rococò e li useremo, tanto, e senza vergogna.
L’ispirazione è come una maratona. Devi sapere che non puoi correre a ritmo sostenuto sempre, a volte devi rallentare altrimenti non arrivi alla fine. Allo stesso modo quando ci si ispira bisogna farlo con cognizione di causa. Perché proprio lui? Perché ora?
L’onestà diventa quindi il nostro metro, il nostro ritmo di corsa, la nostra andatura e ignorarla porta all’estrema conseguenza: il plagio.
Rimanendo sempre in campo atletico, chi plagia è come il maratoneta che pensa di andare coi pattini e non essere visto. Ti sbagli, chiunque tu sia, sopratutto nell’era di internet.
Il plagio è una arma a doppio taglio. Ti fa male subito perché scredita le tue abilità professionali e a lungo termine perché scredita la tua professione e quella dei tuoi colleghi.
Certamente esiste un momento in cui copiare è doveroso. Io ho iniziato con Dragon Ball e di tanto in tanto apro un libro e ricopio quel che mi piace, ma questo non finirà mai sul tavolo di un editore perché, prima di tutto, prima delle nostre doti mettiamo in piazza il nostro nome.
Quel periodo in cui copiare è sano inizia durante la scuola quando prima di inventare bisogna imparare come gli altri hanno corso, con quali scarpe e su quali strade e capire come abbiano fatto ad arrivare così lontano.
Immaginatevi fra qualche anno, con un bel mazzo di illustrazioni tutte vostre e un editore che vi guarda e fa:”ah! Ma quindi lei è mr. X?”
Beh, preoccupatevi perché non è detto che sia un buon indizio, sopratutto se il portfolio è ancora CHIUSO.
Oggi come oggi internet ci ha portato a un alto livello di visibilità. Se fate bene il vostro lavoro, centinaia, e forse migliaia, di persone lo apprezzeranno. Ma se lo fate male… Beh immaginate da soli!
Copiate, divertitevi nel farlo ma siate onesti.
Dite da chi avete copiato la tecnica in maniera manieristica, da chi avete preso quella pennellata o quella palette e se un domani qualcuno vi chiedesse in cambio di soldi di emulare qualcun’altro dite un secco NO.
Fatelo per voi, fatelo per la vostra professione, per il rispetto che nutrite verso i vostri colleghi illustratori e per gli alberi che tagliano per farci quei fogli costosissimi su cui lavoriamo.
Grazie.