
Diario di una illustratrice – Appunti e riflessioni sul risguardo
Se cerchiamo RISGUARDI su Wikipedia, troviamo:
In legatoria i risguardi, o risguardie, o guardie (anche preceduto da carte di) sono le carte non scritte che si trovano prima o dopo il corpo del libro a protezione del testo. Essendo posti all’inizio e alla fine di un libro, non ne fanno parte. Perciò, anche quando sono bianchi, i risguardi non vanno contati come pagine.
La guardia di sinistra, incollata alla copertina, si chiama “controguardia”. La guardia di destra, incollata alla prima pagina del libro, è denominata “carta di guardia”[1].
Solitamente le carte di guardia possono essere bianche, colorate o con stampati a fantasia (nei libri antichi erano marmorizzate), spesso in carta diversa rispetto al resto del libro.
La loro utilità pratica è evidente in libri cartonati, dove aiutano a mantenere unita la coperta rigida al blocco del libro. In presenza di una brossura i risguardi possono mancare del tutto, oppure essere simulati con effetti di stampa.
Ma noi dobbiamo, in parte, contraddirlo: è vero, i risguardi non fanno parte del libro, ma nel libro illustrato e in particolar modo negli albi, spesso non è così.
Moltissimi autori di immagini dedicano moltissimo lavoro ai risguardi. Questa parte della progettazione è una fase, a mio avviso, particolarmente divertente e gratificante, con una importanza apparentemente secondaria per i meno attenti, ma fondamentale a livello inconscio per tutti i tipi di lettori.
Non è un caso che, chi ama osservare i risguardi di un album illustrato, ami anche osservare i titoli di testa e i titoli di coda di un film. Durante le mie lezioni dedico moltissimo tempo e passione alla spiegazione e allo studio del risguardo portando proprio questo paragone, poiché entrambe le categorie accompagnano il lettore da una prima visione della copertina (nel caso cinematografico la locandina) all’interno della storia.
Il regista o l’illustratore prende per mano l’osservatore e inizia ad introdurlo verso quel mondo che sta per iniziare.
Il primo risguardo può rivelarti qualcosa che è accaduto poco prima dell’inizio, oppure portarti dentro l’ambientazione attraverso alcuni dettagli, un panorama, una decorazione legata al periodo storico o alla cultura del paese della storia che andremo a leggere. Nel cinema mi viene in mente La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, C’è post@ per te di Nora Ephron, Caro Diario di Nanni Moretti, La famiglia di Ettore Scola, Monsters & Co. della Pixar. Nell’editoria i risguardi dei libri di Octavia Monaco, Jonna Concejo, Arianna Papini, Gabriel Pacheco, Susan Lee, Monica Berengo e molti altri, sono cornici illustrate che non solo danno autorietà ai loro libri, ma impreziosiscono la storia dandogli un valore aggiunto. Mostrano senza svelarti, ti incuriosiscono ad andare avanti fino all’apertura del sipario del Frontespizio.
La stessa cosa vale per il secondo risguardo che chiude il libro e accompagna il lettore oltre il finale.
È come se l’illustratore volesse tenere ancora un altro po’ il lettore con se, portarlo ancora un po’ oltre quella che è stata la storia.
Proprio come i titoli di coda che ti mostrano i backstage, o immagini successive alla storia tipo “…due anni dopo”, oppure la panoramica del luogo dove si è ambientata la vicenda appena vista, o il “vissero felici e contenti”. Mi viene in mente cinematograficamente parlando Senti chi parla, di Amy Heckerling, Il tè nel deserto, di Bernardo Bertolucci, Harry ti presento Sally, di Rob Rainer, o alcuni film di Sergio Leone.
Come dicevo all’inizio, non è necessario che il risguardo sia illustrato, ma se lo è regala qualcosa in più al lettore.
Nel caso del libro e dell’albo illustrato, si può concludere quindi, che il risguardo È parte del libro e anche della storia, perché racconta qualcosa di essa attraverso le immagini prima e dopo il corpo centrale.