
L’importanza di sentire freddo – Come le relazioni scaldano le persone
Il freddo non è solo una sensazione, il freddo è anche uno stato d’animo, una patologia in alcuni casi. C’è chi il freddo proprio non riesce a sopportarlo come la protagonista di questo libro Le invenzioni antifreddo di Stína, un gioiello perduto, edito da Terre di Mezzo edizioni, che per essere giusti nei confronti dell’eroina della storia, ha rivestito questa edizione di tessuto così da tenerla ben al caldo. Le trame della lana filata a maglia, delle stoffe pesanti, le soffici montagnette del grande piumone in cui puoi affondare la faccia, sono descritte dall’autrice Lani Yamamoto con pedissequa semplicità e proprio grazie a questo linguaggio così elementare subito ti compaiono nella mente. Allo stesso modo in cui disegna, Lani Yamamoto, racconta una storia estremamente semplice ma sono le storie che all’apparenza sembrano più elementari quelle che alla fine trasmettono i messaggi più forti.
Stina è una bambina che non sopporta proprio il freddo! D’estate si tiene lontana dai luoghi in cui giocano gli altri bambini, sono luoghi esposti, come le piscine, in cui bisogna ‘scoprirsi’ per giocare. Ma Stina ama il suo piumone, si riveste della sua calda armatura di lana, che come la sua coperta la protegge dal mondo, e dal freddo. Stina ha sempre un gran da fare, ogni volta che arriva l’inverno si adopera per creare nuovi modi e nuovi marchingegni in grado di proteggerla dal freddo senza farla uscire di casa o addirittura dal letto…
Chi è freddoloso come me può capire facilmente la difficoltà di Stina di alzarsi la mattina e uscire dalle coperte, tuttavia è un passo che compiamo ogni giorno, c’è chi ridendo asserisce di meritare un premio per essere uscito dal letto la mattina! soprattutto le mattine fredde d’inverno. Ma in fin dei conti, il premio lo si merita davvero, perché alzarsi e buttarsi nel mondo là fuori, è una sfida non esonerata di certo, da possibili sconfitte. Quindi a volte, chi può biasimarci se sentiamo di non avere le forze per affrontarla? se ci capita di tremare di freddo? Perché il freddo può diventare davvero una malattia che può tenerci segregati a letto per moltissimi giorni, come la paura, la solitudine e la tristezza.
Non si parla di stereotipi quando si dice che nel nord la gente è fredda, al nord la gente è effettivamente più fredda! E più si va in alto più questa condizione diventa estrema. In La teoria svedese dell’amore, il regista italia-svedese, Erik Gandini, fa il ritratto di una società che pur essendo efficientissima in molti campi, contagiata dal freddo del suo paese, sta rinunciando piano piano alle relazioni umane a vantaggio di una solitaria indipendenza! Più si scende al sud più la gente è ‘aperta’, cordiale, a volte anche invadente…Ma in una natura fredda, austera, grigia, l’uomo nel bene e nel male impara a cavarsela prima di tutto da sè! Stina infatti non è di certo una sprovveduta! E’ una bambina indipendente, un’inventrice provetta, una piccola davvero intelligente insomma! Ma un giorno anche lei cede al peso della sua intelligenza pratica produttrice di ‘macchine’ e si addormenta sotto al suo piumone di un sonno profondo e senza sogni (il reset di una mente abituata a lavorare troppo).
Quando si sveglia qualcuno bussa alla sua porta e con coraggio, armata del suo inseparabile piumone, va ad aprire e due bambini della sua età entrano in casa.
Basta questo perché il mondo di Stina venga completamente capovolto.
I bambini vengono da fuori, dove imperia una tempesta di neve, ma…sorprendentemente per Stina i suoi nuovi amici cominciano subito a spogliarsi: sentono caldo. Correre, ridere e giocare li ha accaldati, e la prima cosa che fanno una volta in casa è spogliarsi. Per Stina, abituata a sentire sempre freddo, questa constatazione diventa l’inizio di una vera Rivoluzione!
Stina e i suoi nuovi amici passano un divertente e caldo pomeriggio assieme, si raccontano storie, si scambiano idee, progetti…quando la tempesta di neve finisce i bambini con rammarico salutano Stina ma il mondo fuori è troppo pieno di possibilità perchè se le lascino scappare.
Ed ecco che Stina impara a sentire un altro tipo di freddo, quello più raffinato: la mancanza di qualcuno.
Questo è il freddo che più di tutti attanaglia l’anima, che soffia forte nelle nostre grigie città. Prima Stina non sapeva di essere sola, prima non aveva nessun metro di paragone, ora invece lo sa: sa che se prima c’erano i bambini e ora non ci sono più, adesso lei è sola. Ma quanto si stava meglio quando si poteva ridere e scherzare tutti insieme! Come mai i suoi nuovi amici, nonostante la neve sia fredda, avevano caldo? Cos’era che li riscaldava là fuori? la risposta è facile: le corse, le grida, le battaglie a palle di neve, il gioco dirompente con cui i bambini celebrano la loro ebbrezza di vivere! Ecco che cosa li riscaldava, giocare assieme! I bambini uscendo dai loro letti la mattina, come facciamo noi tutti allo stesso modo, si mettono e ci mettiamo in gioco.
Gli Iperborei, come li definisce l’omonima casa editrice, hanno un loro modo tutto particolare di percepire le cose e di trasmetterle, sono privi di fronzoli come lo stile di questo libricino: una linea pulita e colori piatti che descrivono solo il necessario perché quando bisogna parlare di emozioni tutto ciò che è superfluo, tutte le divagazioni romantiche e i voli pindarici diventano distrazioni che non ci piacciono. Eppure, con una sola freccia nel proprio arco, riescono sempre a far centro. L’inverno ci copre con le sue pesanti nuvole cariche (speriamo) di neve. Il freddo, sembra dirci Lani Yamamoto, dovrebbe ricordarci però di stare vicini, anziché lontani, non dobbiamo avere paura di andare fuori all’aperto perché anche la neve, quando si scioglie sul viso, diventa calda!