Lucca Comics and Games: le Mostre di Palazzo Ducale
Lucca Comics è per me, da qualche anno, un appuntamento fisso. Dapprima piacevole giornata di divertimento con la famiglia, è poi diventata un punto di riferimento anche dal punto di vista lavorativo. Nel tempo ho dovuto fare delle scelte e non potendo visitare tutto o presenziare a tutti gli eventi, mi sono concentrata su quello che più mi piace e mi gratifica. Ma, come si dice, il tempo è tiranno, e rimangono fuori moltissime cose. Cosa mi sono persa? Moltissimo! Cosa ho visto? Molto! Ho visto gli stand bellissimi e colorati delle case editrici che amo, la mostra dedicata a Bruno Munari, la location ricreata di “StrangerThings” , ho assistito alla conferenza stampa con gli attori della serie, ho ammirato le statue di Don Zaucker (personaggio di Caluri e Pagani) create dalla mia amica Francesca Sestigiani, ho comprato gadget vari, (fra cui una copertina variant di Dylan Dog) ho fatto il mio primo scouting come “editor”e poi… l’elenco sarebbe ancora lungo. E sono stata solo due giorni!
Una cosa a cui assolutamente non rinuncio mai sono però le mostre a Palazzo Ducale. Una bella opportunità per rivedere i lavori degli autori preferiti, approfondire quelli che conosco poco, conoscere artisti a me del tutto sconosciuti. Il che vuol dire un concentrato di storia dell’arte, studio delle tecniche, conoscenze delle filosofie artistiche… a costo zero! Le Mostre, infatti, sono ad ingresso libero e danno modo di confrontarsi con artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Non di rado capita poi di poterli vedere all’opera in performance dal vivo! Questa è una delle ragioni per cui consiglio caldamente di andare a Lucca a coloro che non sono mai stati, incuranti della confusione che inevitabilmente l’evento porta con sé. Non vi parlerò quindi di file a volte interminabili e del caldo e del caos dei padiglioni ricolmi di persone. Né vi parlerò di delusioni per aver perso un incontro a cui tenevate, o non essere riusciti a comprare il vostro libro o fumetto preferito perché esaurito.
Lucca è ANCHE questo. Ma è soprattutto un grande concentrato di energie e forza creativa. Un bailamme colorato e divertente, con i Cosplayer a farla da padrone. Come una festa di carnevale, ma per bambinoni cresciuti. E quando si visitano le mostre, o si assiste alle performance o alle interviste, o si frequentano i workshop, ci si sente un po’ come i fan che aspettano gli attori sul Red Carpet e ci si illuminano gli occhi a vedere dal vivo i nostri EROI, oppure le loro opere. Non a caso, quest’anno, il tema della manifestazione era appunto… HEROES!!! E i grandi artisti dell’illustrazione, ovvero i “nostri” eroi, per noi che facciamo questo mestiere, girano per la cittadina proprio a un passo da noi e l’opportunità di conoscerli è davvero una possibilità molto tangibile.
Quest’anno l’offerta di Palazzo Ducale prevedeva stili davvero diversi ed è stato interessante provare a carpire i segreti delle varie tecniche. A confronto artisti stranieri come Michael Whelan, Taiyo Matsumoto, Raina Telgemeier e gli italianissimi Igort, Arianna Papini, Federico Bertolucci e Sio.
Eccovi alcune dritte per conoscerli un po’meglio.
Michael Whelan, autore del magnifico poster simbolo di questa edizionedi Lucca Comics, è uno dei maggiori artisti fantasy, nonché il primo pittore vivente onorato nella Science Fiction Hall of Fame di Seattle. Ha vinto inoltre tutti i principali riconoscimenti dedicati all’arte fantasy (fra cui 15 Hugo Award, 3 World Fantasy Award, 13 Chesley). Alla sua quarantennale carriera è dedicata la mostra ospitata nella prima sala di Palazzo Ducale, dipinti dai colori straordinari e con una forza compositiva d’impatto. Nel suo lungo percorso artistico ha illustrato libri di fantascienza, fantasy e copertine di dischi, legando il suo nome a grandi nomi della letteratura come Isaac Asimov, Stephen King o H. P. Lovecraft, tanto per citarne alcuni. È uno dei principali esponenti della cosiddetta corrente del “realismo immaginario” a cui è approdato passando per il surrealismo degli anni cinquanta e sessanta. Ospite per tutta la durata della manifestazione, ha lasciato il calco delle sue mani per la Walk of Fame di LC&G. Se vi siete persi la mostra cercate in rete il suo lavoro, vi imbatterete in opere uniche, che introducono lo spettatore direttamente all’interno della scena, come in un vivissimo sogno ad occhi aperti.
Igort è il nome d’arte di Igor Tuveri, prolifico autore di graphic novel pluripremiate, nonché artista poliedrico. Autore di racconti, romanzi e musiche, è illustratore ed editore. È stato il primo occidentale a disegnare un manga in Giappone e ha pubblicato su tutte le più prestigiose riviste italiane e internazionali. Le sue lunghe permanenze nell’ex Unione sovietica e in Giappone hanno profondamente influenzato la sua (variegata e numerosa) produzione artistica, che ritroviamo anche in tessuti, abiti, tappeti, serigrafie, sculture e persino giocattoli.
Il suo stile espressivo ed originale fonde perfettamente la narrativa grafica con il graphic journalisme, e gli ha valso numerosi premi, sia in Italia che all’estero. Gli ultimi: Gran Guinigi come migliore autore a Lucca Comics & Games 2016, migliore disegnatore al Comicon 2016, Premio Napoli per la diffusione della cultura italiana, Premio Romics alla carriera 2017. In un’ intervista di qualche tempo fa, parlando dei Quaderni giapponesi, egli diceva: Questo libro racconta l’inseguimento di un sogno, e la resa davanti all’evidenza che i sogni non li si può afferrare”.
Ma noi, che prima che illustratori e fumettisti siamo lettori, sappiamo benissimo che i sogni di carta sono una gran bella realtà!
Rimanendo in tema “Giappone”, troviamo l’aggancio giusto per parlare di Taiyo Matsumoto. Se Igort è stato influenzato dalla produzione orientale, è inevitabile sottolineare come invece l’artista giapponese sia stato così profondamente ispirato dalla cultura occidentale, in particolare dagli autori europei. Il suo stile è, per a sua stessa ammissione, pieno di riferimenti. Come non notare, specie nelle sue prime opere, una certa vicinanza a Moebius? La sua produzione passa dalle atmosfere distopiche di Tekkon Kinkreet all’intimismo realista di Sunny. La serie, parzialmente autobiografica, descrive con un’insospettabile calore la storia di un’infanzia difficile e gli ha permesso di vincere il Gran Guinigi nel 2015 e il Premio Micheluzzi (Miglior Serie Straniera) nel 2017.
Per parlare del prossimo artista devo tornare un attimo alla mia infanzia… Quando ero piccola passavo interi pomeriggi nella mia libreria del cuore, (grazie libraio Rolando!) dove leggevo svariati libri e tonnellate di “Topolino“, sognando di lavorare alla Disney. Federico Bertolucci questo sogno l’ha realizzato e, dopo gli studi presso la prestigiosa Accademia Disney l’autore ha collaborato a numerose storie di topi e paperi, nonché alla serie Witch. Lo stile Disney si sa, è molto riconoscibile, tuttavia nella mostra di Palazzo Ducale ho potuto ammirare cose anche molto diverse e ho potuto apprezzare la versatilità dell’autore, capace di passare dal fumetto all’illustrazione con grande disinvoltura . È stato veramente interessante vedere gli studi a matita, gli acquerelli, gli oli e le vignette originali accostate alle pagine definitive stampate a colori. La mostra presente a Lucca in particolare metteva l’accento sulla produzione francese, che, grazie alla collaborazione con Brrémaud, ci ha fatto scoprire la straordinaria facilità con cui il nostro autore riesce a disegnare gli animali, siano essi volpi o tigri, con una naturalezza e un’accuratezza che ti stupisce, essendo al tempo stesso precisa dal punto di vista morfologico, ma anche poeticamente dinamica e quasi cinematografica. Questo talento, in parte innato, in parte frutto di studio e di un’attenta documentazione, gli ha valso prestigiosi premi, come il Gran Guinigi (premio speciale della giuria) nel 2001, per Love – La tigre. Per la stessa serie, nel 2016 e nel 2017 è ben tre volte fra i nominati (due volte come Best Painter/Multimedia Artist, una per la Best U.S. Edition of International Material) agli Eisner Award. Con l’albo Love – The Fox vince la medaglia d’oro nella categoria miglior graphic novel per gli Indipendent Publisher Book Awards 2016.
Altra illustre italiana ospite quest’anno a Lucca è stata Arianna Papini, artista che conosco personalmente e che prima che come artista colpisce come persona, per il suo sorriso contagioso e la sua straordinaria affabilità. Per 25 anni direttore editoriale e artistico della casa editrice Fatatrac, si dedica durante tutto l’anno alla promozione alla lettura e a numerosi corsi di narrazione, arte e illustrazione presso scuole nazionali e internazionali, tra cui l’Isia di Urbino e la Scuola Internazionale di Illustrazione di Sàrmede. Ha lavorato per diverse case editrici, e con i suoi libri, coediti in Francia, in Spagna e in Inghilterra, ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Andersen e il Premio Compostela. Lo stile di Arianna è inconfondibile: personaggi per metà animali e per metà umani ci portano in un mondo fatto di emozioni e temi anche molto importanti. Forte della sua esperienza di arte- terapeuta, la Papini ci accompagna in un percorso di scoperta, di paure svelate, di conquiste, di consapevolezza, riuscendo a parlare ai bambini (ma non solo a loro) di temi complessi e profondi, forte della sua convinzione che non vi sono argomenti che un bambino non possa comprendere. In mostra vi erano più di 100 opere, accompagnate dalle parole della stessa autrice, stampate su grandi pannelli. Fra gli altri erano esporti gli originali degli ultimi libri pubblicati: R/Evolution, vincitore del Silent Book Contest 2017 alla Fiera del Libro di Bologna (Carthusia Edizioni), Il Brutto Anatroccolo (Uovonero Edizioni) e Il Telefono (Atmosphere Libri), insieme a lavori inediti e illustrazioni realizzate per diversi concorsi e riviste. (n.d.a. :Arianna Papini era presente anche nelle selezione del concorso “Rose nell’insalata”, ispirato a Bruno Munari).
Sio (Simone Albrigi) è uno dei più conosciuti autori Shockdom, portatore sano di un umorismo “nonsense” che piace tanto ai bambini. Ha cominciato sperimentando, come ha raccontato lui stesso. Il suo primo cartone animato su youtube ha fatto 100 mila visualizzazioni in 24 ore. E lì ha avuto l’illuminazione: poteva vivere facendo quello che più gli piaceva: disegnare. E così ha continuato. Non c’è la ricerca della tecnica, ma qualcosa di più essenziale, che mira più all’effetto shock della battuta, che abbia un senso o meno. Sio disegna fumetti e parodie di brani famosi, tradotte con Google translate, che lui stesso canta e pubblica sul suo canale Youtube Scottecs. Questa è un’attività cui non riesce a rinunciare. Nel frattempo ha collaborato con Elio e Le Storie Tese per la realizzazione del video “Luigi il pugilista”, doppiato i protagonisti della serie “Over the Garden Wall” di Cartoon Network e collabora con Topolino come sceneggiatore. Insieme a Tito Faraci, ha scritto “Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri” per Feltrinelli. Con Shockdom ha pubblicato alcuni libri e raccolte di fumetti e scrive tuttora la rivista trimestrale di fumetti da edicola “Scottecs Megazine”. A Lucca, fra i Grouchini al banco Bonelli anche una sua copertina! Dico la verità, all’inizio mi sono avvicinata alle sue tavole un po’ scettica, a me piace anche la bellezza del tratto nelle illustrazioni… ma poi, non so che succede, stai lì davanti alla tavola disegnata di Sio e ti ritrovi a sorridere, come si fa da bambini, delle cose più sceme. Ma sono poi così sceme??? (n.d.a. la parola “scemo”, usata in questo contesto non ha valore di insulto, ma di semplicità!)
Altra rivelazione per me è stata la fumettista americana Raina Telgemeier, autrice delle graphic novel autobiografiche Smile (per oltre 4 anni consecutivi nella classifica dei best seller del New York Times e vincitore dell’Eisner Award 2011 come Miglior pubblicazione per adolescenti) e Sorelle. In un mondo dove gli adolescenti fanno fatica a leggere, le pubblicazioni dove sono loro i protagonisti non sono moltissime e in alcuni casi raccontano storie anche abbastanza lontane dalla realtà. Per cui imbattersi in pubblicazioni come quelle della Telgemeier è una piacevole sorpresa. L’autrice racconta, senza filtri, la sua adolescenza, con tutte le problematiche legate all’accettazione del proprio aspetto esteriore, e naturalmente di tutta quella complessa ricerca di identità che passa da momenti up e down alla velocità della luce, complicando i rapporti con coetanei ed adulti. Sono racconti sinceri, in cui i ragazzi possono sentirsi compresi, e in cui gli adulti possono riconoscere il loro vissuto. Tutti i suoi libri sono stati a lungo al primo posto della classifica dei libri più venduti d’America, e la sua ultima opera, “Fantasmi”, ha avuto una prima tiratura record di 500.000 copie e ha vinto un altro premio Eisner.
Ci sarebbero moltissime altre cose da dire, ma per ora mi fermo qui. Spero di avervi incuriosito. Ci vediamo a LC&G 2018?