Intervista a Valentina Mai – Kite edizioni
Lavoro con Valentina da circa sette anni (se non ho fatto male i conti) ed è, professionalmente, una delle persone con cui vado più d’accordo. Sarà il modo curioso in cui ci siamo incontrati? Di tutti gli editori con cui lavoro è l’unica che ho conosciuto… su un prato! Eravamo entrambi a un festival, ci siamo trovati seduti vicini e abbiamo cominciato a chiacchierare.
In questi anni abbiamo fatto varie cose insieme: innanzi tutto libri, e poi mostre, workshop, fiere, presentazioni varie di miei libri Kite, e non. Ma, curiosamente, non l’ho mai intervistata. Ho deciso di rimediare approfittando dell’uscita del suo ultimo libro, QUELLO CHE VOGLIO (Kite Edizioni).
Con Quello che voglio ho la sensazione che tu stia continuando un discorso, cominciato con il tuo libro precedente, Rosso come l’amore. E’ così?
In effetti sì, anche se quando è uscito Rosso, non immaginavo proprio ci sarebbe stato un giallo. Entrambi però sono nati da riflessioni che stavo facendo in quel periodo della mia vita e che sentivo ‘urgenza’ di condividere.
In entrambi i libri tratti due temi importanti della vita, un po’ filosofici: la ricerca (o attesa) dell’amore e la ricerca di sé stessi. Spesso passiamo la vita senza trovare né l’uno né l’altro, quindi mi sembrano temi che vanno aldilà della definizione “per bambini”.
Quando scrivi le tue storie hai in mente un pubblico specifico, o scrivi e basta?
Fatico a concepire un albo per un pubblico specifico, sia come autrice che come editrice. Prediligo quelli trasversali, che in poche pagine grazie alla stereofonia di testo e immagini, possano far riflettere, emozionare, colpire i lettori, piccoli o grandi che siano. E così quando scrivo, scrivo e basta. Poi a posteriori mi è evidente che per i temi trattati, l’uso di frequenti sottintesi testuali e l’ironia di fondo, questi miei libri si rivolgano in realtà a un lettore ’non bambino’.
Parliamo di Kite. Nel 2016 avete festeggiato i vostri primi 10 anni. Come è cambiata la casa editrice dai suoi esordi?
Kite è nata facendo prevalentemente coedizioni di albi francesi. Dal 2011 abbiamo cominciato a pubblicare progetti originali, facendo ricerca e investendo su talenti esordienti. Oggi il nostro catalogo conta più di 130 titoli in italiano, e sono più di una trentina quelli che abbiamo pubblicato in francese sotto il marchio Passepartout. Le proporzioni si sono ribaltate, più che acquistare diritti, adesso li vendiamo in tutto il mondo.
Tu scrivi, disegni e fai l’editore, quindi frequenti un po’ tutti gli aspetti e tutti gli attori sul palco dell’editoria. Dimmi, chi trovi più odioso? Gli scrittori? Gli illustratori? Gli editori?
Io sono sempre molto indeciso…
Trovo odiosi gli arroganti, una specie abbastanza equamente diffusa.
Va bene, non ti sei sbottonata, come pensavo! Per cui ti faccio anche la domanda seria. Tu hai lanciato diversi giovani autori e illustratori. La tua è stata una scelta precisa o semplicemente un caso?
Trovo sia uno degli aspetti più avventurosi e appassionanti di questo mestiere: riconoscere un talento, intuirne le potenzialità, investire per farlo conoscere al pubblico. Direi che è la ragione per cui faccio l’editore.
Quali sono i libri più venduti di Kite? Come vedi i prossimi dieci anni della casa editrice? Cosa avresti voglia di fare?
Tra i nostri long seller spiccano Inseguendo Degas di Eva Montanari e Il pentolino di Antonino di Isabelle Carrier, mentre in tempi più recenti si sono fatti notare La carota gigante di Satoe Tone, Il (tuo) richiamo della palude a firma di Davide Calì e Marco Somà, La volpe e l’Aviatore di Luca Tortolini e Anna Forlati.
Ci piace investire sui nostri autori e illustratori e mantenere, quando è possibile, una certa continuità, pur continuando a fare ricerca. Oltre ad arricchire e mantenere vivo il catalogo vorrei consolidare la collana di illustrati per adulti e concedermi il lusso di qualche progetto azzardato. Continuare a incrementare la vendita di diritti all’estero e forse mettere un piede in Spagna. Vorrei crescere, ma non troppo, pensare in grande, senza diventare troppo grandi.
Ho la sensazione che il discorso di Rosso come l’amore e Quello che voglio non sia finito.
Ci sarà un terzo libro? Un terzo colore?
Sì, in effetti ne immagino un terzo. Ho già un tema che preme e ho ben chiaro cosa voglio dire. So che vorrei mantenere lo stesso grado di sintesi dei primi due e che questa volta il colore sarà il blu. Ora si tratta solo di capire come affrontarlo.