Intervista a Giulia Pintus
Giulia Pintus è la prossima vittima della mia curiosità. Mi dedicherà una serata durante la quale potrò chiederle di raccontarsi e raccontarci come ha iniziato, come è nata la sua passione che è presto diventata una professione, e di accompagnarci in un percorso privilegiato tra le sue tavole, dalle più remote alle più recenti, magari lasciandoci sbirciare anche un po’ su quello che sta facendo al momento.
Ma come sempre, non resisto senza fare qualche domandina propiziatoria prima.
La tua è una delle bio più divertenti che abbia mai letto:
“Giulia Pintus è un’illustratrice freelance e all’occorrenza una scrittrice strampalata. Le piace usare la matita come i bambini e ama accostare il verde salvia al rosa. Quando è felice disegna ortaggi. Quando è triste disegna barattoli. Lavora in uno studio a righe e pois che si chiama Foglie al Vento. Il suo cagnolino si chiama Senape. “ Ho una curiosità in più, però: cosa c’è dentro ai barattoli che disegni quando sei triste? E i tuoi ortaggi preferiti?
Disegnare barattoli è il mio modo per contenere un pensiero grande.
Quando ho un problema che mi gira in testa, cerco di disegnarlo lì dentro e di guardarlo da fuori, il più delle volte, quando sembra grande, se lo chiudi in un barattolo non lo è poi più di tanto.
Mi hai dato un’idea bellissima per imparare ad incanalare i pensieri! Grazie!
Amo disegnare gli ortaggi, sono belli, hanno colori meravigliosi e, quando sono biologici, sono anche imperfetti. In quelle imperfezioni ci sono già dei personaggi, non c’è neanche bisogno di inventarli.
In una recente intervista hai raccontato che ti piace anche scoprire qualche lato psicologico delle persone osservando i loro comportamenti. Cosa fai, guardandoli immagini chi sono e cosa fanno? Inventi le vite possibili degli sconosciuti che incontri?
Sì! Mi diverto molto, di solito immagino le loro case, se sono grandi, o li immagino da bambini e diventano in fretta protagonisti di una qualche storia.
Che effetto ti fa essere coinvolta in una rubrica in cui la parola Successo è affiancata all’aggettivo Tuo? E’ una cosa a cui ci si abitua?
Mi fa ancora strano dire ad alta voce “Io sono un’illustratrice”
E quando in fiera o agli eventi mi siedo vicino agli illustratori che ammiravo a scuola mi viene ancora la pelle d’oca dall’emozione.
Fantastico, stavolta la pelle d’oca la stai facendo venire a noi. Grazie, Giulia, a presto!