
I gatti antropomorfi di Louis Wain
Un giorno qualsiasi, passeggiando per la mia città, esattamente in via Po, mi soffermai davanti ad una bancarella, di quelle strabordanti di libri del passato. Ho scorto tra tanti “quel libro”, Les chats de Louis Wain, e corsi a prenderlo con la stessa cura e lo stesso amore con cui sollevo il mio gatto quando mi viene incontro.
Venni folgorata dall’immagine di copertina e pagina dopo pagina mi sentii rapita e al contempo emozionata: “lasciatemi qui!” pensai.
Non sapevo chi fosse l’autore di quella meraviglia ma i suoi gatti erano umani e i loro occhi dicevano tanto, troppo.
Mi spinsi oltre, dove probabilmente chiunque altro si sarebbe fermato, percependo ogni dettaglio.
Da allora lo porto sempre con me come un fedele amico per sfogliarlo quando ne sento il bisogno.
Mi resi conto che, oltre ad essere rimasta colpita dalle bellissime immagini, ciò che mi incuriosì di più fu scoprire chi si celasse dietro quei gatti antropomorfi. Era Louis Wain!
Louis Wain nacque il 5 agosto 1860 a Clerkenwell vicino Londra.
Riconosciuto e amato in tutto il mondo anglofono, la sua vita fu molto triste con delusioni e problemi finanziari; abilissimo disegnatore di animali, tutti i suoi dipinti erano ispirati a “Peter” il suo amato e fedelissimo gatto che non lo abbandonò mai e che fu fonte di sollievo per la sua amata moglie che morì di cancro.
A confronto del classico gatto domestico, che trascorre la maggior parte del suo tempo a dormire, lui è pieno di energia vestito come un umano pronto per ogni occasione, con una esuberante allegria, spirito di avventura e spensieratezza che gli conferisce un aspetto teneramente infantile e adulto nello stesso tempo.
La vita di Louis però non fu altrettanto spensierata: dovette lavorare duramente, non fu un affarista , caratterialmente modesto e timido, non aveva il senso del commercio e i suoi quadri divennero una moneta di scambio per sopravvivere e, a causa di questi problemi materiali e dello sfruttamento di cui fu vittima, la sua salute cominciò a vacillare fino al punto di essere etichettato uno schizofrenico: sosteneva che la luce scintillante degli schermi cinematografici aveva “svuotato l’elettricità dei loro cervelli.
Nel 1924 fu riconosciuto malato di mente e ricoverato nella sezione per poveri dello Springfield Mental Hospital; successivamente fu trasferito in altri ospedali ed infine venne internato nel Napsbury Hospital a nord di Londra, dove trovò finalmente la condizione ideale per esprimere unicamente la sua arte e la sua passione per i felini fino alla morte nel 1939.
Spesso non ci si sofferma a pensare ciò che sta dietro a delle pagine di un libro: Louis ha una storia che merita di essere raccontata, ha un animo gentile che emerge dai suoi lavori.
Louis vivrà in eterno attraverso i suoi dipinti di gatti antropomorfi, spesso più umani di chi ci circonda.
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