GRANDI DOMANDE A CUI NON SAPRETE RISPONDERE (neanche dopo questo libro)
Oscar Brenifier, Serge Bloch
Giunti Junior, 2006
Una delle cose che ci sorprende (e a volte un po’ ci spaventa quasi) dei bambini è la capacità di spiazzarci con le loro domande. Accanto all’esasperata, buffa e assolutamente necessaria “fase dei perché”, accanto agli interrogativi tecnico-logistici indispensabili per inquadrare come funzionano le cose del mondo, ci sono altre spiegazioni richieste, profonde e complicate, per giustificare cose impalpabili ma per nulla astratte. La vita, la morte, l’identità, il sacro, il bene e il male, la felicità e la tristezza o, più universalmente, i sentimenti tutti: i bambini iniziano a codificarli con disarmante naturalezza, rovesciano in modo più o meno ordinato tutto davanti ai nostri occhi e… chiedono.
Non che da adulti non si chieda, anzi: con altri adulti o con noi stessi, diventiamo sempre più intransigenti, ambiziosi, profondi anche, ma perdiamo un po’ di coraggio o forse un po’ di concentrazione nel formulare quelle domande in modo altrettanto diretto. Arrivare al cuore del problema, sfrondarlo dalle scuse, alleggerirlo dai paroloni, ci espone più che mai al rischio di non essere all’altezza, di non aver più coperte di Linus con cui coprirci o tappeti di design sotto ai quali accumulare la polvere. Figuriamoci poi se sotto alla lampada dell’interrogatorio (ma siamo sicuri che a percepirlo così non siamo piuttosto noi e basta?) ci hanno messo i bambini. Collochiamo allora a questo punto del livello di sudori freddi che vi è venuto il primo motivo sbagliato per cui vorrete acquistare questo libro: la convinzione che vi dia delle risposte che vi salveranno la faccia e vi consentiranno di prendere tempo.
Non ve la caverete così facilmente: “Che cosa sono i sentimenti?” non solo non vi darà risposte, ma vi condurrà attraverso una sequenza di altre domande e di questioni da porci per cui, però, non esistono conclusioni da trarre che siano necessariamente “sbagliate”. Forse una delle più grandi ricchezze di questo libro, scritto non a caso da un Dottore in Filosofia (Oscar Brenifier), è proprio la possibilità di guardare in faccia anche le risposte sbagliate, o meglio quegli stati d’animo che convenzionalmente o per abitudine o per pregiudizio siamo stati abituati a percepire come tali.
“Perché litighi con le persone che ami?”
“Perché sono cattivo”.
Per noi grandi è difficilissimo partire da una risposta del genere senza coinvolgere pesanti sensi di colpa o giudizi affrettati. Per i bambini questa risposta (che invece fa capolino anche piuttosto frequentemente) è solo l’inizio di un gomitolo che può aggrovigliarsi o dipanarsi da tantissimi versi differenti. Un gomitolo proprio come quello che apre il capitolo dedicato alla gelosia, fotografato per fare da nido e legare insieme i due personaggi disegnati: è la gelosia tra fratelli e sorelle che però è solo un pretesto per poi allargare lo sguardo verso ciò che di forte la muove, ovvero l’amore. Un piccolo indizio molto concreto ci porta a seguire le tracce di un disegno più grande ed è, certo, una metafora per descrivere questo libro ma è anche quel che materialmente succede davanti ai nostri occhi grazie ai disegni e alle foto-illustrazioni di Serge Bloch. I registri visivi si mescolano, i disegni al tratto invadono le foto e viceversa, l’emotività dei personaggi di Bloch (che a volte sembrano proprio degli abbozzi) è la stessa che ci ha abituati a vedere anche in altre storie che ci hanno preso il cuore come “Io aspetto” (scritto da Davide Calì, pubblicato in italia da Kite). È un disegno che non dà certezze, che stuzzica e provoca (come quando la patata diventa la testa del bambino impaurito davanti al resto della classe), ma non è mai così prepotente o indiscreto da compiersi per cadere in un giudizio o, ancora una volta, in una spiegazione.
Perché, vi assicuro, spesso è lì che sbagliamo, nel credere di dover spiegare tutto, nell’essere convinti che a una richiesta debba corrispondere una risposta che chiarifica in modo cristallino e inconfutabile. Ma, pensiamoci bene, come possiamo dare una risposta univoca quando ci interroghiamo su una materia liquida e viva come i sentimenti, che ci cambiano continuamente sotto il naso anche quando siamo certi di averli finalmente afferrati? E infatti i bambini forse non pretendono spiegazioni, cercano un pretesto, ancora una volta, per parlarne insieme, un aiuto a dipanare il gomitolo, da un verso o dall’altro, per vedere cosa succede se…
Prendete questo libro così, come un bellissimo importantissimo pretesto per avviare nuove conversazioni e, se proprio avete paura di smarrirvi, lasciate che vi aiutino le pagine finali di ciascun capitolo che, anziché prenderci in giro con risposte facili, ci invitano a riflettere sull’unica cosa che conta: “farti questa domanda, dunque, vuol dire che…”.