Dietro le quinte: Lee e Howe e un anello per ghermirli
«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.»J.R tolkien
C’è stato un libro nel mio passato che mi ha toccato nel profondo. Un libro che mi ha fatto capire che interi mondi potevano prendere vita attraverso il potere dell’immaginazione. Un libro che mi ha fatto conoscere due degli illustratori che stimo di più e che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso della vita.
Parlo proprio del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, che ha segnato l’immaginazione di milioni di persone spopolando come film nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.
Libro e film, apparentemente distanti tra loro, si sono uniti però grazie alla passione di tre persone.
Due di loro sono Alan Lee e John Howe, ormai “i grandi illustratori di Tolkien“, che con le loro illustrazioni hanno scavalcato il predecessore Ted Nasmith.
Il sito di Howe è pazzesco e ricco di informazioni, così anche la sua pagina facebook (sui social è molto attivo e pubblica immagini di paesaggi pazzeschi!).
Alan Lee, da buon inglese, invece è più discreto e probabilmente non ama troppo i social (come dargli torto). In compenso sulla rete si possono trovare tantissime delle sue opere, quindi cercate, cercate, cercate!
Proviamo a conoscerli meglio.
John Howe ha il grande merito di aver illustrato “Gandalf il grigio” proprio come ci appare nel film e la stessa cosa vale per le architetture ad est di Gran Burrone che Peter Jackson ricrea nella pellicola cinematografica.
Ho avuto l’occasione di incontrare Howe nel 2009 a Valencia per la mostra “Swiss Design in Hollywood” e stare a pochi metri da lui mi ha fatto venire la pelle d’oca (se mi avesse parlato penso gli avrei biascicato qualcosa tipo: “ble bla blu blindo”). Forse è un tipo scontroso… in ogni caso è alto!
Alan Lee invece l’ho incontrato al Lucca Comics and Games, in maniera decisamente più decorosa (almeno rispetto a quei tizi in cosplay vestiti da Sailor Moon che gli giravano attorno). Alan era allo stand a firmare autografi e a fare dediche. Mentre lo guardavo mi rimasero impresse due cose.
La prima fu la pazienza che ha dedicato a tutti i suoi fan. La seconda fu la naturalezza con la quale disegnava. Una sapienza e una capacità nel muovere la matita che mi lasciarono stupefatto (l’ho visto disegnare una barba e un elmo in meno di 2 secondi).
A questo grande uomo dobbiamo le 50 illustrazioni ad acquerello per il cinquantesimo dalla nascita del libro nel 1992 che lo fecero diventare uno dei grandi illustratori del mondo fantasy (la sua Isengard sarà praticamente identica nel film, una poesia per gli occhi!).
Ma torniamo a Peter Jackson.
E’ lui il terzo protagonista di questa grande impresa, colui che forse più di tutti ha avuto fin da subito in mente il risultato di un progetto così ambizioso come la trasposizione del Signore degli Anelli in film.
Quando Jackson li chiamò sapeva esattamente cosa far fare a loro. Ad Alan Lee, grazie ai suoi acquerelli leggeri, luminosi ed eleganti, spettarono le grandi architetture “nouveau” e nordiche di Gran Burrone (così come i territori dei “buoni”, Rohan e Gondor). Ad Howe invece spettarono le architetture e le atmosfere più cupe. Cirith Ungol, Mordor e tutte le sue truppe dai toni scuri e goticheggianti hanno quel netto contrasto tra la luce della speranza della Terra di Mezzo e il regno di terrore che brama Sauron.
Ovvio che entrambi hanno avuto modo di lavorare e dare il loro contributo in tanti aspetti in questa fase di produzione (Howe ad esempio ha un background da fabbro e fu più volte interpellato per la creazione di alcune armi durante la produzione dei film).
Forse proprio questa divisione geografica e stilistica tra i due artisti ha permesso di infondere al mondo di Tolkien una caratterizzazione unica che nel film assume la massima espressione.
Il lavoro di trasposizione dalla carta alla pellicola, con il loro contributo, ha quindi dimostrato che film come il Signore degli Anelli non sono fatti solo da draghi e castelli, ma anche da una quantità di studi e di lavoro allo scopo di realizzare dettagli credibili che fanno da cornice a storie forti e ricche di emozioni.
Provate adesso a riguardare il film, sono certo che scorgerete quei dettagli che prima non vedevate.
Vi lascio, pop corn alla mano e buona visione!
Coomenti 1
Se ci si perdesse nella Terra di mezzo | Ad un tratto | L'altro volto dell'illustrazione
Lug 9, 2020[…] che prima o poi snocciolerò.Ma di chi parlo?Beh, di John Howe (e se non lo conoscete, questo è un articolo in cui parlavo di lui e del suo […]