Dalla pancia in sù, la meccanica del grido -creazione di un albo a partire dalla pancia
Non ho la presunzione di suggerire a voi il “come” un racconto debba essere scritto, o “come” debba essere disegnato.
Proverò, nel limite dei miei limiti, a far si che il vostro grido esca libero e perentorio.
Un grido ha in se diversi luoghi e diversi significati. Può essere un’esclamazione, un’imprecazione, una sconfitta, una vittoria. E ancora può essere uno stadio, un bar affollato, una spiaggia o il latrato di un cane che spunta tra i cespugli.
Andrebbe ascoltato, mai taciuto.
Ed interessa proprio tutti, chi ha voce e chi voce non ne ha (o pensa di non averne).
Un percorso ideale (per esser tale) ha sempre un punto di partenza, il mio è un luogo pigro e luminoso; fatto di finestre in tutti i lati, di scale in legno, con poltrone di velluto rosso, tavoli affollati di libri e lenti d’ingrandimento. Ha un’altalena al centro della stanza, un soppalco con un letto a baldacchino, pareti bianche e un lucernario ovale da cui poter osservare nel buio della notte stelle e corpi celesti.
L’ho trovato fra gli annunci di una bacheca in un supermercato, ero lì per caso, non c’erano che annunci di lavoro e lui era l’unico su carta gialla.
Non ho dovuto far altro che tirar fuori il mio taccuino e disegnare a grafite la forma di una casa, da quel momento è stato mio.
E voi? Avete già abitato il vostro?
Potrei suggerirvi a lungo di come è facile trovarne uno, che ci sono annunci in ogni dove, che il mercato è florido e il momento storico ideale per chi vuole acquistarne a frotte. Ci sono corsi per principianti! Lo sapevate?
Ma non sarei onesto e non sarebbe il vostro, sarebbe il mio e non voglio che si commetta questo errore.
Per il momento è necessario che voi sappiate che ne esista uno, che è vostro e che sarete voi a doverlo riempire.
Ma è davvero necessario averne uno?
Si.
Ed è l’unica cosa che sento davvero di dover aggiungere.
Mi affido ora alle parole di chi, prima di me, ha saputo centrare il discorso in modo esaustivo.
«Forse il punto è questo, bisogna che un luogo diventi un paesaggio interiore, in modo che l’immaginazione prenda ad abitare quel luogo come il proprio teatro»
Tutti i diritti sono riservarti all’autore. L’opera è protetta da diritto d’autore, ai sensi della legge n. 633 del 22 Aprile 1941. I. Calvino – L’uomo Invisibile (intervista)
Qui forse siamo andati (addirittura) oltre, perché sapete i luoghi vanno abitati ma mai in solitudine, bisognerebbe riempirli e poi mettere in scena gli oggetti, le sensazioni, le persone e i personaggi che lo affollano.
La parola però dovrebbe assicurarsi il primo posto.
Prima del segno dovrebbe esserci il tumulto, il caldo e il freddo, il su e il giù.
Qualcosa che parta dal basso, che si agiti e successivamente si plachi, si sedimenti.
Credo fortemente che una storia parta sempre da uno stato emozionale per poi essere veicolata dal segno in un percorso di viscere, cuore e testa.
Lasciate che siano le vostre storie a parlare, cercate le vostre parole e le vostre paure, siate audaci e mai parchi nell’equivoco di pensare che chi vi ascolta o vi legga non possa capire.