Contenuto #3: illustrare anima e passione
Negli anni ottanta c’erano le riviste, fatte di carta e tanta roba dentro.
Ho sempre avuto una passione genuina per le riviste e per gli animali.
Fin da bambino leggevo e rileggevo le curiosità riguardanti questo o quel felino, lo squalo bianco, il rinoceronte e il varano di Comodo, il cane di San Bernardo, il gatto soriano, la formica comune e il ragno più grande del mondo.
Spesso mi ritrovavo davanti ad un foglio a disegnare quelle zanne o quei colori. Quelle dimensioni.
Crescevo e la passione mi accompagnava fedele, fino a vedermi iscritto alla facoltà di medicina veterinaria di Perugia (e non di Parigi come vanta l’Annual della mostra degli illustratori).
Le riviste continuavo a comprarle e a leggerle. Disegnavo un po’ meno ma osservavo con attenzione, ragionando.
In quegli anni, la rivista Airone pubblicava le illustrazioni di Walborg Dudok van Heel, in arte Walty.
Credo che sia doveroso un ricordo di questa grande illustratrice.
Io continuavo i miei studi, ma più passava il tempo e più capivo che non potevo essere un veterinario.
Lasciai la facoltà e tornai a Roma dove mi dedicai, testardo, a non far diventare il disegno un mestiere. Mi iscrissi ad architettura.
I risultati furono migliori di quelli ottenuti come medico.
Poi trovai un bel lavoro come progettista di espositori pubblicitari in materiale plastico. Si trattava, in soldoni, di design industriale.
Ad un tratto, però, successe il patatrac. Mi trovai ad avere in mano il primo contratto da illustratore e seguii l’onda.
Il sogno che si avvera!
Addio progetti di espositori, addio architettura.
Un mattino, mentre lavoravo a delle tavole per la Nord-Sud, ricevetti una telefonata dalla redazione della Giunti: “Buongiorno! Sono la dottoressa Maria Cristina Zannoner, della redazione della Giunti Progetti Educativi. Volevo sapere se fosse interessato ad illustrare un nostro volume e, nel caso, se fosse disponibile a venire qui, a Firenze, per un incontro con il nostro art director per visionare i suoi lavori.”
La felicità che provai non può essere descritta.
Per cui chiudete gli occhi e immaginate che la Giunti chiami voi e che voi, come me, dobbiate rispondere ad una domanda del genere.
Fatto?
Bene! Proseguiamo.
Ero a Firenze quindi, nel parco in via Bolognese, davanti alla villa settecentesca sede della casa editrice fiorentina. I progetti educativi, invece, erano in una casina, in un angolo fatato del giardino, tra meravigliosi cedri libanesi e viottoli di “ghiajino”. La casina delle fate.
Dentro vi erano la Zannoner e il mio art director.
Il “mio”, ci tengo a dirlo. Perché Roberto Luciani era una persona fuori dal comune e colmo di passione per il suo mestiere e per l’illustrazione. Onesto fino alla “cattiveria”. Purtroppo anche lui ci ha lasciati, il 29 dicembre 2011.
Lui, con il suo fare burbero, mi ha consegnato una delle più belle lezioni di illustrazione.
Lui non lo sapeva, forse, ma mentre mi indicava tutte le incertezze che avevo, tutte le cose superflue che avrei dovuto eliminare, tutto ciò che mi ostinavo a disegnare anche se non interessava a nessuno, accanto a lui c’era Walty e tutte le sue immagini fatte di velocità e dinamismo.
È a loro che devo il mio “gusto” per l’illustrazione naturalistica: mi hanno insegnato quanto sia più interessante e bello disegnare un movimento, un’intenzione, un’atmosfera, uno sguardo, un’indole, una stagione, che riprodurre fiere imbalsamate, anatomie vuote o, peggio, assenze di anima.
Da allora è passato tanto tempo, quindici anni, eppure nulla è riuscito a spostare questa visione.
Semmai, con l’esperienza, questo modo di intendere l’illustrazione naturalistica ha trovato posto nelle parole di Michael Neugebauer e in quei “contenuto”.
A volte l’illustrazione naturalistica è vista come puro virtuosismo, come l’abilità di riprodurre fedelmente quella penna di gabbiano o quell’uovo di sula dai piedi blu… o di rendere fin nel più piccolo dettaglio l’habitat del tritone delle dolomiti trentine.
È giusto che sia così quando questo è necessario.
Credo, però, che ci debba essere anche un modo di raccontare diverso.
Questo contenuto è tutto ciò che non è anatomia, tassonomia, realismo, penne, piume e scaglie di rettile.
Sguardi, movimento e passione.