Diario di una illustratrice – Chi sei tu?
— Chi sei? — disse il Bruco.
Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza:
— Davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte.
Chi sei? Chiedeva il Brucaliffo ad Alice nel Paese delle meraviglie.
Molti allievi che vengono da me mi chiedono come possono trovare un loro stile. Spesso sono attratti da stili di altri illustratori e vorrebbero far loro quello stile. Vorrebbero disegnare bene come loro e avere anche il loro identico modo di lavorare.
Ma come hanno fatto questi modelli di stile a trovare un loro tratto distintivo? Una loro tecnica che li distingue?
Intanto aboliamo la parola “stile”, chiamiamola piuttosto “personalità dell’autore”.
Quando mi trovo davanti a questo dilemma, con le mille domande e mille frustrazioni di chi inizia o non sa da che parte rifarsi, dico: ok. Stop. Partiamo da voi. Chi siete voi?
Se siete qua avete già un vostro piccolo bagaglio, un germoglio da seminare e far crescere, solo che non sapete coglierlo perché vi sentite persi in mezzo ad un oceano di possibilità e aspirazioni, ma l’unica boa a cui dovete aggrapparvi siete voi stessi.
Bisogna guardare dei modelli di “personalità”, anche se potrebbe non interessarvi, dovete però trovare uno scopo. Nel frattempo bisogna provare a mettere via questo pensiero e lavorare solo su noi stessi.
Bisogna sempre partire da noi.
Ognuno di noi ha un proprio mondo, un bagaglio di esperienze ed emozioni a cui attingere, come fosse la nostra personalissima tavolozza. Solo attraverso di essa possiamo comunicare qualcosa, perché la conosciamo bene.
Non è un caso che ogni illustratore è simile alle proprie immagini, al proprio immaginario:
Arianna Papini è una figura dolce e calma, che sa ascoltare e vedere i colori di chi le sta davanti; AnnaLaura Cantone una donna solare, simpatica e sorridente, con grandi occhi, vestiti con meravigliose fantasie, che trova fantastiche voci a tutti e vede facce buffe in qualsiasi cosa possa sembrare un volto; Roberto Innocenti è un signore autorevole, con una voce dolce e sorniona, quasi da Babbo Natale e un bagaglio enorme di esperienza, che ti parla di in una realtà in cui viviamo non corrispondente ai suoi ideali.
Gianni De Conno era una persona silenziosa, distinta, da cui traspariva un suo mondo fantastico, senza fondo.
Perché ognuno di noi ha dei colori che sente suoi, un mondo che ha radici nella nostra infanzia, nei luoghi in cui abbiamo vissuto, nelle persone che ci hanno incuriosito e abbiamo frequentato, negli studi che abbiamo fatto e nelle nostre passioni.
“E la tecnica?! Io faccio tutto in bianco e nero e non conosco le altre”.
Questo è un altro punto su cui mi sento di tranquillizzare i miei studenti: molti hanno l’errata convinzione che un illustratore debba saper usare alla perfezione tutte le tecniche e che decida che tecnica utilizzare a seconda del progetto che ha di fronte.
Tutti i miei allievi tirano un sospiro di sollievo quando gli dico che non è così, o meglio, non è così che si procede abitualmente. È giusto provare altre tecniche, ma solo per capire COSA ci piace di quella tecnica, cosa possiamo fare nostro, se ci appassiona o no.
Questo avviene solo dopo aver capito una cosa fondamentale: bisogna sempre SCEGLIERE ciò che ci piace.
Se, per esempio, mi piace l’acquerello amo stendere il colore e vedere come si spande sulla carta martellata, allora è da lì che devo partire. Poi, scoprirò in un corso con Roberto innocenti che l’acquerello si può dare anche in modi diversi da come lo davo io, allora tornando sul mio tavolo da lavoro proverò a definire alcuni particolari con quella nuova tecnica acquisita.
Un workshop di tratteggio a china con Antonio Bonnano mi potrebbe far scoprire il bianco e nero: bellissima tecnica, ma che magari non fa per me. Anche se non trovo mia questa tecnica, potrà darmi l’idea di aggiungere segno sporco a china ad alcune immagini ad acquerello. Mi piace? Non mi piace? Lo tengo? Magari lascio perdere e lo riprendo dopo un po’ di tempo….
Solo lavorando, osservando, sperimentando, ma soprattutto FACENDO DELLE SCELTE basate sulla vostra personalità e sul vostro piacere personale arriverete ad una vostra personalità riconoscibile, d’autore.
Bisogna sempre fare delle scelte per poter crescere.
Se attingerete alla vosta esperienza, alla vostra storia, alla vostra personalità e al vostro vissuto sicuramente emergerà il vostro stile. Ovviamente bisogna studiare, applicarsi e imparare ad essere bravi lettori di immagini, ma se quello che vi ha fatto arrivare a ciò che siete oggi è stato un mondo pubblicitario, cinematografico, teatrale, da orafo o da decoratore, piano piano emergerà nella cura dei dettagli, nei tagli di luce, nelle scenografie, nelle inquadrature o nelle decorazioni. I vostri personaggi avranno la vostra anima e saranno più o meno realistici a seconda del vostro modo di essere e il piacere che vi da la stilizzazione o il realismo. Avranno i vostri umori e i vostri tratti senza che ve ne accorgiate, gli farete guardare il mondo attraverso voi stessi. Il vostro segno sarà più sporco o più preciso: come vi fa stare meglio? Quale gesto vi fa sentire bene? È possibile anche entrambi: allora troviamo un modo in cui questi due mondi, di istinto e precisione possano stare bene insieme.
Personalmente anche io mi sono sentita per molti anni combattuta tra il realismo e il surrealismo, la stilizzazione. Mi chiedevo chi fossi. Sono più una o sono più l’altra? Ma quando ho capito che sono entrambe e ho guardato meglio alcuni artisti che da sempre amavo, come Magritte, ho scoperto qualcosa che prima non accettavo e ho capito: io sono entrambe. Sono una persona che ama osservare i tratti delle persone, le espressioni dei loro volti (vengo dalla ritrattistica, dal cinema, da esperienze teatrali), ma vivo in un mondo mio fatto di pensieri ed emozioni surreali, allegoriche, metaforiche. Ho scoperto da grande di essere stata una bambina con quella che oggi chiamano Disturbi Specifici di Apprendimento. Ma questo mi ha portato a sviluppare un mio linguaggio e una maniera di comunicare tutto mio: perché nascondere questo mondo di parole e numeri fatto di immagini visive da me creato?
Quando farete delle vostre scelte e vi allenerete lavorando sodo su queste, la vostra personalità emergerà piano piano da sola e gli editori, o chi vi commissionerà un lavoro, lo farà proprio perché avrete quello stile, quella tecnica, quel mondo da comunicare. Non un altro.
L’argomento sarebbe molto lungo, ma direi che questo, per adesso può bastare…