PATTERN! – Come si crea un pattern?
Nel mio percorso di grafico freelance, tra tutte le varie attività, ho sempre trovato affascinante il vastissimo mondo creato dai pattern e dalle texture: ovunque legga o chiunque senta pronunciare la parola PATTERN cattura subito la mia attenzione!
La mia passione (ossessione) nasce soprattutto dall’influenza di mia sorella Giulia con cui condivido un piccolo laboratorio creativo nella periferia della mia città. Occupandosi di sartoria e moda immaginate la mole di tessuto che ogni giorno passa tra le mie mani! Su un lungo tavola da lavoro ecco apparire campioni di stoffa e ogni tipo di fantasia: dalle tinte unite ai modelli floreali, texture fotografiche e schemi geometrici, dalle tonalità pastello alle tonalità sature di colore… e via!
Vivo felice e sommersa da un arcobaleno di trame, bottoni e fili di imbastitura. Non mi sfugge nessuna stoffa che varca la porta del laboratorio: mi piace analizzare i particolari, studiare le trame e trovare il gioco illusorio prodotto dal pattern: dove si nasconde lo schema principale che replicato crea l’illusione di uno sfondo infinito? Come è possibile che un semplice motivo quadrato possa rendere unico un pezzo di stoffa?
Trovo molto stimolante capire il suo potenziale e inserirlo nel giusto contesto: un buon pattern può dare profondità e stile a qualsiasi modello di abito rendendolo unico, quello che in alcuni casi non avremo mai ottenuto con una tinta piatta. L’utilizzo dei pattern nel mio lavoro è principalmente a livello grafico – sartoriale. Ma non si trovano solo su stoffe e vestiti, basta semplicemente uscire di casa e osservare l’ambiente circostante. L’esempio più banale in natura sono le cellette di un alveare, con dimensione uguale e disposte su uno schema logico oppure basta osservare una foglia al microscopio con minuscole le sue ramificazioni. E il manto della zebra, della tigre, del ghepardo? Anche nell’ambiente urbano troviamo numerosi esempi come i muretti a secco delle case, le piastrelle di un marciapiede, le tegole di un tetto e la superficie dell’asfalto.
Persino nell’architettura e nell’arte troviamo numerosi modelli come le opere di Jackson Pollock e quelle di Alberto Burri degli anni 70’: Che cosa è un pattern?
La parola Pattern è un termine inglese e significa “disposizione”, schema o modello: può trattarsi di un’immagine o un motivo decorativo e la sua caratteristica è quella di essere replicato, in entrambi i versi, seguendo una griglia lineare e ordinata.
Con un pattern possiamo spezzare la monotonia di uno sfondo monocolore, dare profondità alla superficie utilizzata, creare l’illusione di un orizzonte continuo ma senza superare il limite oltre la quale si genera il caos. Hanno molteplici utilizzi, non solo per la creazione di background per il web e applicazioni, ma nel corso degli anni sono stati utilizzati per creare sfondi, cartoline, flyer e packaging stampati su carta, plexiglas e infine anche su tessuti e collezioni sartoriali. Non per nulla sono i migliori alleati dei texile designer.
Stampato sul tessuto il pattern acquista prestigio, diventa una “trama visiva” e si trasforma in texture. La texture viene percepita dall’occhio umano come una “tessitura”, a volte con rugosità e rilievi da esplorare con l’utilizzo dei 5 sensi, come il tatto. Nel campo della moda possono diventare l’identità di una creazione sartoriale, indispensabile per rendere un abito unico nel suo stile così da creare non solo una connessione tra l’abito e chi lo indossa, ma anche con chi guarda dall’esterno. Alcuni pattern acquistano valore a livello mondiale, trasformandosi in vere e proprie icone grafiche. Un esempio? Lo storico motivo a zig zag delle collezioni di Missoni degli anni 60 è diventato una delle texture più innovative di sempre e uno dei motivi dominanti delle collezioni della maison italiana. I pattern vengono catalogati in categorie specifiche, in modo da agevolare la ricerca se si è interessati a un disegno o uno stile preciso.
Qui sotto ho creato una tabella con le tipologie basi più famose:
Un vecchio mulino ristrutturato e riconvertito poco fuori New York è diventato il più grande archivio mondiale di pattern: la Design Library contiene qualcosa come più di 7 milioni di esemplari. Negli anni è diventato il massimo punto di riferimento per designer grafici e stilisti, per chi è in cerca di ispirazione o per chi vuol far ricerca, tanto da aver realizzato un libro: Patterns. Inside the design library, che racconta la collezione e ne mostra un piccola, rappresentativa selezione in un volume di oltre 300 pagine con più di 500 illustrazioni.
Su YouTube trovate diversi video interessanti, uno di questi mostra l’interno del luogo e la sua vista lascia davvero a bocca aperta.
Come si crea un pattern?
Creare un pattern da zero non è difficile. Avere le idee chiare e scegliere la categoria è un buon punto di partenza, da qui si può iniziare ad elaborare lo schema del disegno.
Io utilizzo due metodi, impostati sempre su un file quadrato con una buona risoluzione e di dimensioni a piacere. Non per forza bisogna partire con disegni e fantasie complesse, basta anche un’idea caratterizzata da piccoli e semplici segni. La maggior parte delle volte sono più efficaci e funzionali pattern con motivi sobri e linee pulite.
Metodo 1: è il più semplice tra i due e anche il più usato. Si progetta il motivo e lo si posizionano al centro dello spazio, calcolando gli spazi vuoti ai lati del file quadrato.
Metodo 2: avendo già un’idea chiara dell’effetto di ripetizione che si vuole ottenere, si divide a metà il motivo e lo si posiziona speculare ai lati del quadrato (attenzione perché le due parti devono combaciare perfettamente!) in modo da ottenere in più anche lo spazio centrale del file da riempire.
Ho iniziato il mio progetto sui pattern con piccoli disegni, provando e riprovando per verificare l’effetto creato dalla ripetizione, adattandolo a diverse tipologie di superficie. All’inizio realizzo le prove stampando su carta. Solo quando sono convinta del risultato passo al secondo step e alla stampa digitale su stoffa ma anche questa ha le sue peculiarità e ogni pezzo può variare il colore e l’effetto finale della texture: in un tessuto di cotone, trattandosi di una fibra naturale, i colori risulteranno meno accesi in confronto a un tessuto sintetico come la microfibra.
Non resta che sfoderare il proprio arsenale di matite, inchiostri, pennelli e mettersi all’opera! Ho sempre pensato che il metodo giusto per approcciarsi a questo mondo sia la sperimentazione: provare e riprovare schemi finché non si è convinti del risultato. Se si è interessati al mondo della moda e dei tessuti vi invito a crearvi un vostro bagaglio di immagini. Siate curiosi. Internet se usato nel modo giusto è un buon alleato. Oppure vi basterà farvi un giro nel centro della vostra città per i negozio con un atteggiamento diverso: invece di guardare solo se quella gonna particolare o quel vestito vi calza a pennello, studiate le texture, riconoscete i pattern e confrontateli. Perché quella fantasia vi ha colpito così tanto? Con il tempo e con l’esperienza abbiamo dato alla luce il progetto collaborativo “Tytonidae”. In un primo momento ci siamo concentrati su la progettazione di pattern per accessori come piccoli astucci e “porta tutto”. Con la fase di ricerca materiali e modelli abbiamo deciso di puntatore sull’abbigliamento, creando una linea di capi e accessori per ogni nuova stagione dell’anno.