
Wonder Trio: 3 libri per rispondere per le rime
Le rime sono un terreno insidioso e lo sapevano i poeti del passato che le usavano addirittura per sfidarsi l’uno con l’altro. Le rime accompagnano le nostre giornate bambine con le conte e ci incantano da grandi con le canzoni. Le rime sanciscono una parentela tra le poesie della più altisonante letteratura e le filastrocche della tradizione popolare. Queste ultime, le filastrocche, sono delle bestioline difficili da classificare: quasi sempre relegate ai libri per l’infanzia, spesso reputate sciocche e frivole al punto da far credere a chiunque abbia un vocabolario un po’ nutrito che ci si potrebbe cimentare con successo. La “poesia minore”, come spesso viene definita, è invece capace di insinuarsi leggera e poi radicarsi tenace nella nostra storia e nella nostra testa, provocando molti più effetti di quel che pensiamo, anche quando serve “solo” a giocare. Non risponderò al posto vostro nel chiedere a cosa servono i 3 libri in rima di questo wonder trio, ma cercherò di spiegare perché li ho scelti. In tutti e 3 ci sono rime per un pubblico bambino ma anche adulto, in tutti e 3 ci sono registri diversi che convivono e rendono questi libri molto differenti tra loro per missione e approccio, pur sperimentando lo stesso linguaggio. Che siano deliberatamente votate al gioco o si diano degli obiettivi più precisi, le rime mi fanno sempre pensare che forse anche noi funzioniamo un po’ per consonanze e forse proprio per questo le rime ci parlano, fin da piccolissimi, senza sforzo. Come loro suoniamo sperando che quel suono torni indietro, portando in dono qualcosa in cui possiamo riconoscerci.
E allora ecco, in questo wonder trio, un libro pieno di pasticci, un libro pieno di versi ma senza un verso, un libro pieno di incantesimi su misura.
E i disegni? In uno sono una componente fondamentale, negli altri non ci sono ma vedrete che non sarà difficile constatare quanto siano comunque ricolmi di immagini (su cui magari potrete mettervi alla prova per qualche esercizio di matita e di pensiero visto che siamo pure in periodo di Inktober!).
#1

Ammettiamo comunque che non disegnare “Il libro delle torte” di Giovanna Zoboli sarebbe stato davvero uno spreco: tutta quella glassa impacciata, quelle arachidi impertinenti, quelle pastarelle perfide… Ci ha pensato Francesca Ghermandi, coi suoi segni forti che sostengono anche i personaggi più sbilenchi, con tante soluzioni grafiche che ci portano più verso il fumetto che verso l’illustrazione classica (e forse, in fondo, è vero che la filastrocca funziona spesso come la vignetta umoristica). Questo libro delle torte (che, come recita la copertina, “non è un libro di ricette”) è politicamente scorretto soprattutto se lo penso dopo stagioni su stagioni che hanno reso protagonisti piccoli e grandi chef televisivi. Perciò leggetevelo con lo stesso gusto diabolico con cui si sgarra mangiando un dolcetto extra rispetto alla dieta che ci vorrebbe ligi e ordinati. Sghignazzate con i bambini e dateglielo in pasto come quando si gioca a fare i pastrocchi fingendo di cucinare e finendo per mescolare ingredienti più o meno commestibili solo per vedere di che colore viene il miscuglio finale (io lo facevo sempre e infatti ora in cucina sono un disastro). Le rime de “Il libro delle torte” ribaltano la prospettiva e ci mostrano anche il lato oscuro delle più invitanti prelibatezze. Partite anche voi su un treno pieno di salami, leggete ad alta voce queste rime che si fanno rap e ballate. Se siete abituati a cercare il pelo nell’uovo, qui lo troverete nella minestra ma vi sorprenderà per i saggi consigli che saprà darvi.
#2

Spero non siate già sazi perché, dalla varietà di sapori linguistici e grafici, vi porto tra le pagine del nonsense più sfrenato. La sensazione sarà quella di essere entrati in un labirinto e di non saper più come uscire perché tra i “Versi del senso perso” di Toti Scialoja i punti di riferimento ci sono, ma bisogna prima essere usciti sani dalla meravigliosa cascata di parole che ci rovesciano addosso. Scialoja è sempre stato pittore e maestro in materia; queste rime sono una raccolta di filastrocche raccontate per tanti anni ad amici, familiari o colleghi, un gioco linguistico scaturito da uno straordinario talento, soprattutto nel lasciare il pensiero libero di muoversi in capriole tra le sillabe. “Nel nonsense la parola è alla prova del nulla” ci dice lui e infatti in questo libro troveremo accostamenti arditi, a volte improbabili. Se le assurdità vi spaventano o pensate possano allontanare dalle pagine i lettori più piccoli, forse dovete usare questo libro come terapia d’urto e concedervi il lusso di essere sorpresi. Le rime di Scialoja somigliano spesso a degli scioglilingua, “gioco fonemico che i bambini intendono d’istinto, che eccita la loro curiosità, li muove alla scoperta della parola nuova come incantevole meccanismo sonoro” (dice Scialoja stesso). Questi paragrafi sono quindi dei piccoli spassosi carrillon, dei “paesaggi di linguaggio”, per usare ancora una volta le parole dell’autore, in cui compare spesso una fauna così ricca che se ne potrebbe fare un bestiario.
Non c’è bisogno di spiegare sempre tutto e la rima ci conduce per mano anche attraverso i pertugi più misteriosi, quelli che di solito ci scoraggiano perché ci pensiamo troppo grandi per entrarci. Ma basta davvero poco per capire che anche ciò che è per definizione insensato è invece una delle strade possibili per arrivare a un senso nuovo: bastano un po’ di incoscienza, un po’ di leggerezza, una lucciola per lanterna. “Grazie a una lucciola/ che te la illumina/ se scosti i riccioli/ ti vedo l’anima.”
#3

Lo so, adesso per colpa mia avete fatto indigestione e vi gira la testa. Vi chiedo scusa e provo a rimediare, anzi, ci prova Bruno Tognolini con le sue “Rime rimedio”. Mandarvi in cura da Tognolini è una garanzia, basti pensare alle filastrocche del suo “Mal di pancia calabrone” con cui anche queste ultime hanno una certa parentela. Anche loro si pongono la missione di curare qualcosa o qualcuno, nonostante Tognolini sia il primo che, durante i suoi incontri (se non lo avete mai sentito dal vivo, vi consiglio tantissimo di farlo), ci dice che, sì, forse il mal di pancia non è passato passato leggendogli una filastrocca, ma di sicuro qualcosa è successo. Quel “qualcosa” è l’ineffabile potere antico del suono delle parole che, ripetute e rievocate in giochi di eco e rimbalzi, ci avvicinano tra noi e ci avvicinano ai nostri mali per consolarli. Le “Rime rimedio” nascono spesso da richieste di aiuto molto precise, alcune arrivate all’autore anche attraverso la rete. Non sempre a una richiesta è corrisposta una filastrocca (anche i più grandi non funzionano certo come distributori automatici), ma Tognolini racconta che ci sono urgenze che finiscono per spingere forte e che, come canta De André ne “Il suonatore Jones”, “…se la gente sa/ E la gente lo sa che sai suonare/ Suonare ti tocca/ Per tutta la vita”. Nascono così le filastrocche per salutare qualcuno che non c’è più, per celebrare i piccoli atti gentili, per le parole non dette, per accogliere chi è diverso e sostenerlo in un momento difficile. Nascono da continui e rigorosi studi dei versi della poesia più antica in cui l’autore racconta spesso di cimentarsi per allenare l’ascolto e la memoria, ma soprattutto la musicalità. Nascono infatti con strutture mai scontate, perché gli accenti vanno messi di volta in volta in posti diversi e le parole vanno dosate con giudizio proprio come ogni medicina richiede una sua posologia.
“Rime rimedio” è un titolo, ma è anche un manifesto in sincera e accorata difesa della dignità delle filastrocche che, senza pretese ma con nobili ambizioni, sensate o insensate che siano, vogliono e sanno farci compagnia accontentandosi di uno spazio piccolo ma dotato di una sorprendente profondità.
Il libro delle torte
di Giovanna Zoboli
Topipittori
Versi del senso perso
di Toti Scialoja
Einaudi
Rime rimedio
di Bruno Tognolini
Salani Editore