WONDER TRIO: 3 libri per guardare “l’arte come mestiere”
Questo wonder trio vi vuole attivi, anzi, “applicati” come le arti di cui si parla nei libri che ho scelto, che sono rivolti ai giovani lettori ma, sono certa, saranno di molto aiuto anche ai professionisti e agli appassionati un po’ più grandi.
In uno ci sono i caratteri, in uno le fotografie, in uno i disegni (e i vestiti).
Sono libri belli, esteticamente in prima battuta, e credo non sia dettaglio trascurabile perché si parla di ambiti in cui la bellezza conta e, anche se i suoi canoni hanno subito mutamenti e ripensamenti, non si può proprio far finta che non sia una delle ragioni per cui spesso ci immergiamo in questi mondi, che sia per lavoro o per puro piacere.
Perciò partiamo dal fatto che applicarsi sulle arti applicate vuol dire certamente avere la fortuna di essere circondati da “cose belle”, ma anche guadagnarsi questa fortuna affinando il gusto, gli strumenti, i talenti finché quelle cose belle diventano un mestiere.
#1
Libri con carattere: se sono il vostro forte, questo qui è letteralmente il caso di procurarselo.
Proprio come per gli animali fantastici della Rowling, in queste pagine troverete mirabolanti esemplari ed esempi di grafica da poster-art e una serie di dritte per metterci le mani dentro.
L’idea alla base di “Poster power! Fantastici poster & come farli” nasce da una guida illustrata interattiva che l’autrice, l’illustratrice e grafica Teresa Sdralevich, confezionò per una mostra di suoi lavori. Preparate un posto sugli scaffali alti: “Poster power!” è grande e maestoso anche perché dovete subito iniziare a familiarizzare con uno spazio di progettazione nato per farsi guardare da tutti.
In quarta di copertina lo si definisce un “libro laboratorio” perché ogni step in cui l’autrice ci accompagna, alla scoperta di una caratteristica dell’universo poster, è corredato da esercizi, spazi da riempire, cose da ritagliare e ricomporre (e, non trascurabile dettaglio, da tantissimi esempi).
Poster commerciali, poster di propaganda politica, poster fatti di immagini ma anche solo di parole: il manifesto viene esplorato in tutte le sue funzioni, da un punto di vista formale ma soprattutto analizzandone efficacia e processi creativi alla base.
Mi piace questo libro perché racconta di immagini che hanno una missione. Il poster non è un quadro, anche se può essere bello come un quadro. Il poster viene progettato perché ha l’urgenza o il compito di dire delle cose. Il poster è perciò un testo (prendendo in prestito le parole della semiotica) perché viene usato per comunicare.
E poi “Poster power!” è tutto scritto a mano, omaggio all’epoca in cui i caratteri li si inventava e disegnava e non li si pescava dal libro font del computer. Ribadire anche solo visivamente quanto esercitare la mano sia importante in un mestiere che oggi associamo istintivamente ai software non è cosa da poco. Cercate di tenerlo a mente anche voi, per esempio se vi capita di disegnare un logo: non privatevi di una prima sessione di schizzi a mano libera, anche se non sapete disegnare.
#2
E ora… “Guarda!”
Lo so, devo smetterla di farvi gli agguati con libri dai titoli così perentori, ma in questo caso è un invito talmente allettante, nella sua apparente banalità… Solo apparente, come sempre, perché cosa ha fatto la fotografia (al centro di questo libro) se non cambiare proprio il nostro modo di guardare, rivoluzionandolo per sempre? Ecco allora che un titolo diventa, oltre che un invito, una premessa e un po’ anche una promessa come specifica l’autore nella pagina di introduzione: “quello sguardo è come un risveglio” e quel risveglio cambierà tutto quanto.
Così si apre “Guarda! La fotografia spiegata ai ragazzi” di Joel Meyerowitz, fotografo oltre che autore, che ha studiato storia dell’arte e illustrazione scientifica. Il titolo italiano sicuramente ben si abbina al grande occhio intagliato nella copertina cartonata (e ci porta a collocare il prodotto in un posto ben preciso), ma io preferisco il titolo originale, “Seeing things” perché è proprio quello che mi interessa di questo libro e proprio quello che questo libro fa (che siamo ragazzi o meno): ci fa “vedere cose”.
In una pagina, la grande riproduzione di una foto d’autore e, in quella accanto, un titolo che sintetizza il concetto alla base dello scatto e degli eleganti paragrafi con qualche informazione: a volte sono note sul fotografo, a volte raccontano come è nata la foto in questione, a volte c’è qualche stralcio di poetica o qualche invito più esplicito all’osservazione. Caratteri e paragrafi sono di dimensioni diverse e impaginati in un modo che mi ricorda i miei schemi all’università, quando gerarchizzavo i concetti e li isolavo graficamente, creando un andamento visivo nelle pagine di appunti che mi aiutasse a memorizzarli.
Me lo immagino sfogliato aprendolo a caso, per vedere che foto ci capita, e magari a lungo andare quasi come un gioco in cui ci si esercita a riconoscere i fotografi. Questo libro potrebbe essere lo spunto per veri e propri esercizi di sguardo quotidiani, da praticare col proprio smartphone per ripercorrere, con i grandi autori citati, i passi di questa esplorazione del mondo che il mezzo fotografico ha inaugurato.
#3
C’è poi un’ultima arte che è anche un mestiere (anzi, ne comprende tanti), che ha fatto la storia ma che deve sempre saper captare il nuovo prima degli altri, che è un divertimento ma anche un codice, un linguaggio dagli echi formidabili perché si scrive su un supporto speciale: il corpo. È la moda, che racconta di noi molto più di quanto immaginiamo, che si muove tra frivolezze e slanci creativi rivoluzionari, che si sedimenta nella storia e diventa costume, che influenza il nostro modo di vederci e di farci guardare. Non ho mai pensato che indossare vestiti fosse solo un modo per coprirsi o una cosa a cui non prestare attenzione, nemmeno da bambina. Vestirmi in un certo modo cambiava il mio umore, e tante altre cose. Me la perdonerete questa premessa, alla moda ci sono più che affezionata, le devo tanto (una laurea e molto di più) e sono felice quando sconfina anche nel mondo dei piccoli lettori per affascinarli e liberarli da stereotipi e pregiudizi. In collaborazione con la Bologna Children’s Book Fair e Pitti Immagine, nel 2017 ha girato per l’Italia una mostra di albi illustrati tutti dedicati alla moda (The extraordinary library, iniziativa che di anno in anno si dedica a un tema diverso). Vi lascio la bibliografia per successive e spero fruttuose esplorazioni e qui vi parlo di “Zip! Vestiti per tutte le stagioni” di Giancarlo Ascari, illustrato da Pia Valentinis. “Zip” fa la cerniera, “Zip” fa questo libro quando lo si apre, svelando i segreti e gli aneddoti che stanno dietro ad alcuni capi basici, storici e ad alcuni codici d’abbigliamento più o meno mutati nel tempo.
L’indice è fatto per stagioni, proprio come le collezioni dei grandi brand e si concede un “fuori stagione” bonus finale. Ci sono i jeans, le t-shirt, la tuta, ma anche il kimono, la crinolina, il patchwork. Lo sapevate che il nylon è stato prodotto in una fabbrica di polvere da sparo? O che nelle immagini medievali i soggetti poco raccomandabili venivano dipinti con vestiti a righe, per l’epoca volgari? “Zip!” non vuole essere un’enciclopedia esaustiva, ma è un compendio utile per iniziare a incuriosirsi, per chiederci come mai certe cose che magari indossiamo tutti i giorni siano proprio fatte così, per abituarci a guardare la moda come a un grande contenitore. Ed è pieno di disegni bellissimi, che di sicuro da ragazzina avrei provato a copiare. In copertina c’è una donna con i capelli esuberanti e un giacchino pieno di cerniere ornato da una importante gorgiera che mi ricorda una collezione di Valentino di qualche anno fa. La moda è così ed è meravigliosa perché, come fa questo libro, ci permette di fare i salti nel tempo e, con invidiabile libertà, trasformare il brutto in bello, l’ordinario in straordinario, lasciando che gorgiere della Golden Age stiano insieme ai giacchini anni ‘80… perché? Per un mucchio di ragioni possibili o anche solo perché nessuno ci aveva mai pensato prima.
Nota: vi ho ingannato, in questo wonder trio non ci sono solo 3 libri, ce ne sono 4 perché uno è anche nel titolo (“Arte come mestiere”, Bruno Munari, Laterza, 1966)… ops!
Poster power! Fantastici poster & come farli
Teresa Sdralevich
Corraini, 2018
Guarda! La fotografia spiegata ai ragazzi
Joel Meyerowitz
Contrasto, 2017
Zip! Vestiti per tutte le stagioni
Giancarlo Ascari, Pia Valentinis
Franco Cosimo Panini, 2016