Divieto di accesso… compromesso: chi lo dice che di qui non si passa?
di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho
Topipittori, 2015
Mi ritrovo ancora una volta a parlare di un libro che si regge, più che su una storia, su un’idea. Nessuno fraintenda: dico idea e non dico trovata. Una bella trovata ti sorprende come un pizzicotto, una bella idea invece sorprende e innesca una più o meno piccola rivelazione: da quel momento in poi, non guarderai più quella cosa nello stesso modo di prima. Quella cosa, nel nostro caso, è ancora una volta il libro. Se in precedenza vi avevo invitato a seguire il cordino giallo di Le ruban, stavolta vi dico che… non dovete seguire un bel niente, fermi dove siete: da qui non si passa!
Comincia tutto così, con quello che sembra solo un titolo e invece è già il cuore del problema e la prima pagina parlante del libro. Il generale ha dato ordini precisi: nessuno può passare nella pagina di destra, una guardia controllerà che non si superi il confine per nessuna ragione al mondo. Ma la folla si incuriosisce e non ci sta, si accalca nella pagina di sinistra, crea una gran confusione.
Sta tutta qui, questa elementare ed efficacissima riflessione sull’autorità e il potere, tutta nella piega della rilegatura che, in questo libro di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho (per Planeta Tangerina, in Italia per Topipittori), tiene insieme le pagine dell’oggetto-libro ma, paradossalmente, è il confine che le separa.
La pagina di destra, si sa, è quella in cui tutto succede, è quella in cui si posa l’occhio mentre sfogliamo, è la “pagina bella” soprattutto nell’albo illustrato. Non ci sorprende che il generale se la voglia tenere tutta per sé: “il generale ha deciso di essere l’eroe di questa storia”, recita la quarta di copertina. Ma, davanti all’insensatezza del sopruso che tutti a modo proprio ci tengono a comunicare (perché qui la gente deve pur passare, e qualcuno deve fare una telefonata, e uno ha un appuntamento, e a qualcuno manca l’aria,…), la guardia si rende conto che in effetti, forse, per una volta…
Il libro esonda e finisce nel più colorato e felice dei modi, aggiungerei consolante perché consola ogni tanto vedere che le cose senza un verso possono essere contestate e ribaltarsi, alla faccia di chi le impone. E i bambini lo capiscono: lo capiscono, ancor prima di dare un valore a “giusto” e “sbagliato”, che limitare la libertà di ciascuno e appropriarsi di qualcosa che è di tutti non ha senso. Questo libro perciò serve a loro, per aiutarli a definire e a raccontare a loro volta una verità inconfutabile di cui sono già inconsapevolmente paladini e serve un sacco anche a noi adulti per ricordarci che non occorre fare discorsi complicati e se una cosa non ci sembra giusta possiamo fare la differenza e unirci per contrastarla. E, finalmente, rivendicare il nostro libro, tutto intero.
Perciò, dopo aver giocato con un cordino giallo e una rilegatura prepotente, dopo avervi parlato di una rivoluzione chiassosa (ma anche di una silenziosa), provate anche a voi a fare la rivoluzione e guardare l’oggetto libro con occhi nuovi: piegate le pagine, leggete al contrario, infilateci segnalibri, fateci le orecchie (anche se la cosa vi fa inorridire… magari, per una volta invece, vi fa venire una inaspettata idea). Buona esplorazione!
Coomenti 1
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