Abracadabra! La magia sta tutta in valigia
I maghi mi innervosiscono. Ogni singola volta mi perdo in una serie di cervellotiche elucubrazioni cercando di ipotizzare come l’illusionista di turno sia riuscito a portare a casa il suo sorprendente risultato. Il mio di risultato, invece, finisce per essere sempre lo stesso: il trucco riesce e io non me lo godo mai. Per fare pace con la magia e soprattutto per tornare a parlarvi di libri che sono anche oggetti di design (avevo esordito la mia rubrica proprio con uno di questi, vi ricordate?), ho aperto la valigia di Marta Comín e… Abracadabra! Mi sa che la magia l’ha fatta per davvero.
Questa illustratrice valenciana è approdata all’arte e al mondo degli albi dopo un percorso di studi di design e di grafica. I libri illustrati diventano poi il supporto privilegiato su cui far confluire competenze e intuizioni maturate lungo la via, la cartotecnica si fa presto sfavillante protagonista di molte delle sue opere. Marta Comín non solo scrive e disegna i suoi libri, ma soprattutto li progetta partendo da una riflessione sul disegno modulare e la geometria, suoi grandi alleati per accompagnare l’utente (non “solo” lettore) verso scoperte sempre più articolate.
In “Abracadabra”, in effetti, ci vedo proprio questo: Daniele, il piccolo protagonista alle prese con i trucchi di magia del nonno il giorno del suo compleanno, non è solo al centro di una storia che leggiamo, ma siamo noi alle prese con il mondo attraverso il filtro dell’autrice che ci impone di pensare e guardare anche con le mani e non solo con gli occhi.
Sei zollette di zucchero ricavate da sei tagli rettangolari su fondo bianco, si trasformano nella pagina successiva in sei uccelli in volo, inquadrando stavolta quel che resta alle nostre spalle del fazzoletto in cui il nonno le ha fatte sparire. I buchi si sovrappongono, i colori si incastrano, e il trucco è servito! “Daniele, ti piacerebbe avere una bacchetta magica?” chiede il nonno dalla sua postazione da mago ed ecco che il piedistallo diventa una matita, la bacchetta magica più democratica del mondo e da cui tutto comincia anche per i grandi designer.
Non è un caso che il pubblico dei libri di Marta Comín sia spesso un pubblico di piccolissimi. Accanto a un complesso lavoro di costruzione (che sfocia su pagine cartonate adatte a reggere il gioco e a essere maneggiate con vigore), c’è la preziosa capacità di stemperare quella complessità in un’idea semplice, genuina e giocosa, accessibile a tutti.
Non mi ha stupito scoprire da un suo post su instagram che tra le ispirazioni per “Abracadabra” ci sia Bruno Munari e che tra i contemporanei che ammira ci sia Taro Miura (di cui, tra l’altro, trovate molte opere ripubblicate in Italia proprio dalla stessa Fatatrac che ci ha portato “Abracadabra”).
Come Daniele, alla fine del libro, ci ritroviamo anche noi con un regalo: quella valigetta (il libro stesso, dotato di manici nascosti) era la storia ma anche il processo, era il trucco ma anche la soluzione. Era soprattutto “il più bel regalo del mondo”, quello che mi ha ricordato che anche i designer (e i creativi in generale) sono un po’ maghi perché riescono a far comparire cose che prima non c’erano e che mi ha fatto fare pace, finalmente, persino con la magia.
Marta Comín
Fatatrac