OSSERVATORIO DISEGNATO: finestre aperte, pensieri spalancati in tempi di lockdown.
“L’aria diventa più chiara quando ridi”, diceva Tonino Guerra e prendo in prestito queste sue parole non a caso oggi.
Oggi ho bisogno d’aria, oggi ho aperto le finestre: ho aperto le finestre del web e, grazie a quelle, ho aperto le finestre di artisti brillanti lontani eppure vicinissimi. Infine, ho aperto con uno spirito nuovo anche le mie. Oggi ho bisogno d’aria che diventa chiara, oggi ho bisogno di ridere.
La reclusione forzata ha investito le finestre di una responsabilità salvifica gigantesca: che si tratti della boccata d’aria per assaporare il fuori negato, che sia la boccata d’aria metaforica di quando ci affacciamo sul web per captare qualche risorsa virtuale, queste porzioni circoscritte di mondo scandiscono il nostro diario di bordo del lockdown. C’è chi si è scoperto più sensibile di altri in materia e ha deciso che quella finestra poteva diventare anche un dispositivo creativo per alimentare la curiosità e consolare il bisogno di libertà. Oggi, dall’osservatorio disegnato, ci affacceremo alle finestre altrui per poi tornare alle nostre con uno sguardo più fresco e forse più sereno.
In una delle dirette Instagram da quarantena, Ale Giorgini disegnava e ironizzava: “Guardate che queste dirette le faccio per me, mica per intrattenere voi!”. Ho sorriso e ho pensato che in quella battuta c’era parecchia verità.
Spesso è successo proprio così in questi giorni strani, in cui abbiamo avvertito la necessità di condividere qualcosa più per confermare che “ci siamo ancora”, lucidi e presenti, per poi renderci conto, magari solo dopo un po’, che quella cosa condivisa diventava rilevante anche per qualcun altro.
Pochi giorni dopo ho visto partire sul suo profilo Instagram “Intervallo – Window edition”. Da un’esigenza personale a un concatenarsi collettivo di espressioni di vicinanza: si parte dal format (“Intervallo”) con cui Giorgini da qualche anno traccia itinerari fisici attraverso l’Italia e l’Europa producendo contributi foto-illustrati (ogni anno, una raccolta che diventa anche cartacea), un format a cui la reclusione forzata sembrava costringerlo a rinunciare (un lavoro, un progetto perso).
Si apre la prima finestra, quella delle idee e Giorgini decide che, se non può viaggiare, lo aiuterà la sua community che con lui condivide la medesima frustrazione di non potersi godere il mondo attorno se non attraverso una quotidiana e ora più che mai speciale apertura: la finestra di casa. Parte l’appello: apri la finestra, mandami una foto, segnalami dove sei, facciamo l’ #intervallofinestrato. Madrid, Dublino, Como, Vicenza, Londra, Barcellona, Hong Kong, Tijuana, Milano, Catania, San Francisco… il progetto è partito da poche settimane e già non ci sto più dietro (ma naturalmente anche io, da Rimini, ho spedito la mia). Giorgini, nel tenere le fila di questa narrazione collettiva, si affaccia con noi e noi ci riaffacciamo con lui su quel pezzo di realtà che ci eravamo abituati a vedere sempre nello stesso modo e, invece, vallo a sapere che nascondeva passaggi segreti, gatti guardinghi, signorine in déshabillé.
Dopo aver messo a disposizione di un disegnatore la nostra finestra, è il momento di prendere coraggio e iniziare a usare anche le mani oltre che lo sguardo.
Ci pensa Pejac a darci fiducia affermando che c’è un artista ‘in potenza’ dentro ciascuno che ha solo bisogno di una buona ragione per manifestarsi e le crisi spesso sono una buona ragione per rivelare risorse inaspettate. Pejac è uno street artist ed è facile immaginare quanto sia complicato portare avanti un discorso creativo che fa proprio della dimensione esterna e del site-specific la sua forza. Ancora una volta si guarda al cielo, ancora una volta ci si affaccia (con gli occhi e con la testa) su un baratro per trasformarlo in un palcoscenico, su un davanzale per trasformarlo nel trampolino di lancio di una nuova idea. Si chiama #stayarthomepejac ed è l’invito a disegnare, incollare, posizionare sui vetri delle nostre finestre elementi che le trasformino in un’opera d’arte interattiva.
Opportunamente inquadrati, gli elementi sul vetro dialogheranno con il panorama e, spostandoci, ci appariranno come veri e propri attori in scena. Parte ovviamente lo stesso Pejac dipingendo una pioggia di magrittiani uomini con la maschera antigas, si accodano da tutto il mondo grandi e piccini a giocare con silhouette in volo (dai draghi in città alle Mary Poppins!), personaggi a bordo dei mezzi più disparati che scorrono da un palazzo all’altro, elementi decorativi che sbocciano contagiando anche le finestre altrui. E può giocare anche chi non sa disegnare, pescando in rete sagome da far muovere come un teatrino di ombre che però stavolta portano luce, una luce nuova oltre i nostri soliti vetri.
Adesso che il nostro sguardo è allenato, ampio e forse già un po’ più sereno, è il momento di coccolarlo con uno dei giochi che facciamo tutti fin da bambini: da quella finestra, puntiamo alto verso le nuvole e divertiamoci a fare ipotesi sulle cose a cui somigliano.
Ci sono tanti modi per fare questo gioco che è un po’ un esercizio di fantasia, ma anche lo spunto per imparare qualcosa (e quando ci si coccola con un po’ di fantasia spesso si impara anche meglio). Vi lascio nelle mani di Alessandra Falconi, volto e voce del Centro Alberto Manzi, nel primo di una serie di episodi (disponibili su Rai Play) che riportano l’attenzione al noto maestro che insegnò a leggere e scrivere all’Italia intera e che sapeva anche guardare il mondo con occhi bambini invidiabili. “Misurare il perimetro delle nuvole” è la sfida con cui si apre la puntata n°1, “Con il naso all’insù” è la pagina web in cui troverete risorse e spunti per addentrarvi tra cirri e cumulonembi, scoprire che la “nuvolosità” si misura in colori e che si può parlare di nuvole attraverso un vero e proprio sistema di messaggi in codice. Ma a cosa serve misurare il perimetro delle nuvole? Ognuno di voi avrà la sua risposta, suppongo… per quel che mi riguarda, ero troppo davvero troppo curiosa di sapere quanto fosse imponente la coda di quello scoiattolo!
Extra: vi ho detto che ho esordito con una citazione non casuale. Per scoprire a cosa mi riferisco, serve ancora una volta affacciarsi alla finestra, ma stavolta per ascoltare. Per saperne di più cominciate da qui: Gugù-scuola comunitaria al megafono.