L’età dell’oro di Cyril Pedrosa: un inno alla bellezza del dettaglio visivo
Il primo volume di L’Età dell’Oro, realizzato da Cyril Pedrosa con l’aiuto ai testi di Roxanne Moreil (L’età dell’oro è la sua prima sceneggiatura, con Pedrosa nel 2015 ha fondato l’associazione “La Vie Moderne”) edito originariamente in Francia da Dupuis e portato in Italia da BAO Publishing, è una vera e propria sinfonia visiva. Ogni pagina è ricca di dettagli e di sfumature. Ambientata in una mitico Medioevo, la storia della protagonista Tilda, principessa coraggiosa e ribelle, si intreccia con quella del popolo e di personaggi minori che vorrebbero tentare di ritrovare (e ritornare potremmo dire) all’ “Età dell’oro”, un volume prezioso e leggendario che parla di un antica epoca degli uomini. Tilda, aiutata da due cavalieri caduti in disgrazia, Tankred e Bertil, cercherà di cambiare il suo destino e quello del suo regno, andando contro la sua crudele madre e contro il suo malefico fratellino.
Formatosi presso gli studi francesi della Disney e lavorando come assistente per alcune produzioni come Il gobbo di Notre Dame e Hercules, Pedrosa si dedicherà poi al disegno e al fumetto, pubblicando nel 2011 la sua opera più famosa: Portugal. Dopo Portugal scrive Gli equinozi e, nel 2018, pubblica il primo volume de L’età dell’oro.
L’opera di Pedrosa è un incanto. Pagina dopo pagina ci si perde nelle diverse sfumature dei colori: si passa dal verde, al blu, al rosa, al dorato. L’uso particolare ed emotivo del colore permette al lettore di addentrarsi negli umori non solo dei personaggi, ma anche delle ambientazioni e, in particolare, della natura. La natura con i suoi misteri e le sue ombreggiature, a volte benevole, altre volte paurose.
La ricerca di Tilda del proprio destino diventa un tutt’uno con quella del libro “L’età dell’oro”, cosicché il tema della ricerca personale si trasforma in un tema più universale, quasi mistico e religioso. Il tema della dualità e del doppio è ben esemplificato dalla copertina, dove la protagonista vede il suo riflesso da “guerriera” nel lago. Amore, potere, morte, solitudine, condivisione, tradimento e fedeltà. Le virtù e gli ideali dei poemi cavallereschi vengono incastonati in una cornice visiva che ricorda le miniature medievali e in una cornice narrativa che ricorda le moderne serialità audiovisive a cui ormai siamo abituati. Modernità e mito, medioevo e attualità si mescolano come una spirale profonda e avvolgente che tiene incollati dalla prima all’ultima pagina.
Essendo il primo volume di una saga, L’età dell’oro lascia molte domande senza risposta e molte porte aperte. Vengono presentati una serie di personaggi il cui destino, intuiamo, diventerà sempre più vincolato l’uno a quello dell’altro. È una storia di coraggio ma anche di solitudine. La morte e la malinconia (temi tipici del periodo medievale) vengono ben rappresentate nelle tavole dove predominano le tonalità scure: il viola scuro, il porpora, il blu ci immergono in un’atmosfera quasi “liquida” ma mai troppo minacciosa. In un mondo dove tutto scorre senza fermarsi, dove niente sembra avere importanza perché non abbiamo la possibilità (anzi, il tempo) di apprezzarlo fino in fondo, opere come L’età dell’oro ci ricordano la bellezza del possedere tra le mani un oggetto nella sua materialità. Un oggetto che possiamo possedere e sfogliare pagina dopo pagina, senza il timore che svanisca da un momento all’altro. Un oggetto che ci permette di affondare lo sguardo in ogni sua parte, in ogni suo più piccolo particolare. Insomma, un’opera che ci ricorda la preziosità del tempo dedicato al racconto di una bella storia.