Invidia e Coscienza
Già dal titolo sembra una di quelle fiction all’italiana da quattro episodi su Canale 5.
Già la immagino, un bel serial per la tv con Gabriel Garko e Teresa Mannino. Lui nei panni di un cameriere corrotto con il vizietto di giocare a campana nei sobborghi lucchesi e lei
audace e furba panettiera trasferitasi al nord per imparare l’arte della panificazione del pane sciocco (senza sale per chi vive fuori dalla Toscana). Una storia di amore, tradimento e
vendetta altrimenti non andrebbe in tv.
Invece è la triste storia di quanto si preferisca denigrare il lavoro altrui e non capire quanto sia più importante lavorare su se stessi.
Parlo dell’invidia e del suo sinonimo per eccellenza: il concorso.
Insieme sono sempre una coppia pari al lupo e la volpe o dei protagonisti di “Non guardarmi, non ti sento” con Gene Wilder e Anthony Zerbe.
Vincere piace, è un dato di fatto e l’ebrezza di vincere un concorso di illustrazione è una gioia non da poco.
È come quando in fila alle poste qualcuno ti da il bigliettino perchè lui si è scocciato e tu salti mezz’ora di fila.
Quella contentezza che nasce dal pensiero del “tanto me andrà male” e poi invece ti ritrovi
con un’ora libera perché hai fatto subito alle poste.
Ma è tanto bello vincere che infatti vincono solo in pochi, sicchè, tanti altri perdono.
Vincere implica che qualcuno perda. Che smacco vero?
Perdere vuol dire non avere visibilità, si salvi chi può!
Rimarremo nell’anonimato e quindi la polvere ricoprirà la nostra immagine.
Vergogna su di noi!
In verità si può perdere per vari motivi. Delle volte è mancanza di coraggio (nel cercare la
soluzione migliore) e altre volte anche sfortuna perché può capitare che qualcuno abbia
avuto la vostra stessa idea e averla realizzata meglio.
Da illustratore, con qualche concorso alle spalle, sono sempre molto attento a quale contest partecipare.
Non credo nei concorsi a pagamento o dove il pagamento non viene chiaramente indicato.
Alcuni come L’Annual di Autori D’Immagini permettono di avere il catalogo che viene distribuito in maniera ottimale e che è molto probabile consultino gli editori, altri concorsi
permettono di ottenere una mostra importante.
Quindi valutate se preferite una buona pizza con gli amici o spedire le vostre tavole.
Da questa scrematura, dopo una buona pizza, passo al prestigio del concorso in sè e poi, quando possibile, leggo qualcosa sulla giuria.
Quest’ultimo passo mi dà modo di adattare l’idea affinché il mio lavoro risulti anche più appetibile per i giudici. Alla fine di gusti si parla e realizzando un’idea più congeniale per loro non mi sembra di far nulla di male.
Come ultima candelina, considero se è veramente il caso di partecipare. Alcuni contest, o call for artist se preferite lo stile british, penso siano adatti a professionisti e altri per chi è ancora acerbo. Nami Island e Illustrarte sono della prima categoria, Tapirulan e Lucca Junior ad esempio sono più per la seconda.
Questo è ovviamente un parere del tutto personale e vi invito a pensarla come meglio credete.
Non essere selezionati però fa scattare anche una sinapsi che forse Zerocalcare rappresenterebbe come un porcospino della Buon Costume: l’Invidia.
Quando qualcuno vince e si gode le luci del successo più sfrenato chi perde deve farsi una domanda: potevo fare di meglio?
Se la risposta fosse SI vuol dire che non potete prendervela con chi ha vinto e se la risposta
fosse NO allora quel concorso, per quell’anno, è stato più arduo di quel che pensavate.
Capita, tanto i concorsi tornano, come le tasse.
Ma sappiate che screditare i vincitori è un atto veramente infimo.
In primis se avete dubbi forse è meglio contattare l’autore e provare a chiedere una
spiegazione.
Quanto meno è più onesto e se l’interessato vi rispondesse con qualche frase paracula
allora sì, procedete a segnalare agli autori del bando dell’irregolarità e chi vivrà vedrà.
Potreste anche andare alla premiazione e sentire le motivazioni della giuria, così fate pure
un po’ di pubbliche relazioni e vi staccate dal pc.
In questi contest più piccoli spesso si compete tra esordienti o tra persone che non hanno
alle spalle tanta esperienza lavorativa in attivo e si potrebbe commettere anche qualche
leggerezza.
Chiedere non costa nulla, tanto una mail è anche gratis se riuscite a scroccare la connessione wifi dal vicino.
Quando però vedo questo voler accusare chi vince o viene selezionato datemi la possibilità di dirvi che siete più piccoli di quanto non pensiate.
Sì, di piccolezza parlo. Perché anteponete il vostro operato, la vostra opera, a quello altrui e
lo considerate qualcosa di intoccabile e quindi perfetto.
A voi, piccoli creatori di immagini, vi regalo un consiglio gratuitamente (oggi sono generoso):
Strappate un vostro disegno al giorno per ogni giorno per un mese (volendo prima e dopo i pasti così ne fate anche più di 30 in un mese).
Imparate a giudicare i vostri disegni prima di farlo con gli altri, perché quando riducete in
brandelli un vostro disegno realizzate che potete fare di meglio, che un disegno è solo della
carta con del colore ed evitate di essere così tristi da mettere all’indice l’operato di chi lavora meglio di voi e quindi passa una selezione.
Vi auguro 100 concorsi e 1000 vincite, 2000 oscar all’illustrazione, 3000 targhe, 4000 inviti
sciccosi dove fare i divi e 5000 applausi da chi, come me, se perde pensa solo a come migliorare per il prossimo concorso.
Vado a farmi una pizza, cordialmente.
Andrea
P.s. Se proprio volete rovinare i vostri pomeriggi per segnalare che avete perso e quindi
screditare gli altri colleghi, eccovi alcuni concorsi.
Buon divertimento.