Il segreto del “suo” successo – Quattro chiacchiere con Eleonora Antonioni
Il 2021 è cominciato da poco, e sto mettendo in pratica i buoni propositi che mi sono prefissata.
Alcuni sono nuovi, altri invece conferme…Lo ammetto, non sono stata così disciplinata nel 2020. Però uno dei buoni propositi che riconfermo è quello di continuare la mia investigazione sul mondo dell’illustrazione attraverso le storie di artisti che mi piacciono, che stimo e che
credo siano ottimi esempi di professionismo, capaci di dare stimoli e sguardi acuti sul mondo in cui lavorano. Parlare con loro di come hanno cominciato, che percorso hanno fatto e come si sono sentiti mentre lo percorrevano, curiosando tra le loro vecchie tavole, alla ricerca di quelle
immagini in cui non si riconoscono più, o di quelle per cui l’immaturità o la distanza nel tempo provocano tenerezza o nostalgia resta uno degli appuntamenti a cui non intendo rinunciare!
Quest’anno cominciamo con una artista con cui ho avuto il piacere di lavorare personalmente: Eleonora Antonioni!
Ha al suo attivo parecchi libri, di cui è stata autrice e illustratrice tra graphic novel e libri illustrati, e per non farsi mancare niente nel frattempo insegna allo IED di Torino, dove, come ammette lei stessa sul proprio blog cerca di trasmettere ai suoi studenti l’amore per il fumetto.
Impossibile pensare che non ci riesca!
In attesa di incontrarla dal vivo, le ho fatto qualche domanda. Le porterò via meno tempo possibile, ma la prima domanda ce l’ho sulla punta della lingua da quando ha illustrato due mie storie.
Eleonora, io ricordi che tempo fa ti presentavi come Eleonora Enid Antonioni, usando il nome di un personaggio di uno dei miei fumetti preferiti, Ghost World di Daniel Clowes…dove è finita Enid? E perché l’hai abbandonata?
Ciao Mariapaola! Sono contenta che tu abbia colto la citazione da Ghost World, non sempre tutti ci pensano. Ho iniziato a usare quel nickname tra nome e cognome su facebook tanti anni fa. Avevo appena aperto una pagina per i miei disegni e per non far confusione tra il profilo e la
pagina ho deciso di differenziarli così. “Enid” fa sicuramente più parte di me come persona, perché Ghost World è una delle opere che ho amato di più mentre mi stavo “formando”, ma non credo sia altrettanto legato a me come disegnatrice, per questo non lo uso mai nel mio lavoro.
Yeppah! Con la prima domanda ho preso un paio di punti, dai! Proseguiamo! Ti ricordi il primo fumetto che hai letto? È stato quello che ti ha fatto innamorare e decidere di scriverne e illustrarne “da grande”?
Oh sicuramente i manga! I primissimi che ho letto sono stati Sailor Moon (sono entrata per la prima volta in fumetteria quando era appena uscito il numero 6 per star comics), Ranma ½, Orange Road e Video Girl Ai. Quello che però ha aggiunto qualcosa in più a tutte queste cose che amavo è stato l’incontro con “Cortili del cuore” di Ai Yazawa. Parlava di liceali e la
protagonista aspirava a diventare una stilista. Le pagine di quel fumetto erano talmente intrise di passione che io stessa avevo iniziato a cucire delle piccole cose, tipo pupazzi, zainetti e certe volte tentavo anche cose più ambiziose. Ho pensato che la passione che quel fumetto mi stava
trasmettendo era tantissima e la mia ambizione è diventata quella di riuscire, un giorno, a trasmettere ad altre persone un sentimento simile.
Il 2020 è stato un anno davvero unico, me lo – e ce lo – auguriamo credo un po’ tutti. Tu come lo hai vissuto?
Ci sono state due metà: la prima parte, quella che ha coinciso con il primo lockdown in realtà è stato un momento molto stimolante! Mi sentivo richiusa in una bolla creativa dove nessuno poteva (né doveva per decreto!) disturbarmi.
Poi però col trascinarsi delle cose è diventato tutto più pesante e, specialmente nel semi lockdown dell’autunno, stare in casa è stato meno bello. Un po’ perché mi era venuta a mancare una valvola di sfogo per troppo tempo, un po’ anche perché si sente la fatica di tutta la
comunità nell’aria e questo non può che condizionare tutti.
Mi trovo molto in sintonia con la tua descrizione di bolla creativa. Dimmi di più: come pensi che potrebbe essere raccontato attraverso una graphic?
Vedo il 2020 come un lungo anno di formazione. Credo che un po’ tutti durante il lockdown si siano dovuti confrontare con una sfera di pensieri e suggestioni (positive e negative) che spesso quando si è in preda alla routine non si affronta. Credo che tutti abbiamo scoperto qualcosa di
noi stessi di cui non ci eravamo pienamente accorti, quindi se dovessi raccontare quest’anno metaforicamente lo interpreterei come un viaggio verso una presa di coscienza.
Mentre ti arriva questa intervista un po’ improvvisata, cosa stai facendo?
Sto comprando dei pomodorini secchi e un cura lavastoviglie al supermercato!
Ecco, non dovevo chiedertelo…ora mi è venuta voglia di pomodorini secchi. E non posso uscire, mannaggia! Vabbè, per ora basta!
Per il resto delle curiosità, ci vediamo con tutti il 2 febbraio, dalle 21,00… sarò quella che fa troppe domande!