3 libri da NON sfogliare
Non è la prima volta che decido di parlare di un libro guardandolo per l’oggetto fisico che è prima ancora che per le storie che contiene. Vero è anche che ho parlato di libri in cui a una scelta progettuale, di design, corrispondeva spesso una precisa scelta di senso.
Quando si legge, sfogliare le pagine è una sorta di rituale ripetitivo, un atto di concentrazione che definisce il ritmo e l’andamento del nostro tête-à-tête col libro. Lo sguardo si muove lungo l’orizzonte della narrazione e procede in un percorso lineare di cui i “moduli-pagine” rilegati sono le tappe progressive.
Ma a volte qualcosa cambia.
Cambia nei libri di questo wonder trio, con le pagine che si muovono in modo inusuale, un po’ scomposto e che a volte non sono nemmeno pagine; libri in cui sfogliare in senso tradizionale non è più abbastanza e bisogna creare un andamento nuovo, fare salti, deviazioni, persino tornare indietro. Tranquilli, è “solo” un gioco. Ma a volte è proprio giocando che abbassiamo la guardia e arrivano le idee migliori (e questo vale per chi legge ma anche per chi legge e poi disegna o scrive, come me).
Ci potremmo affidare alla definizione consolidata di “libri-gioco” o “libri attivi”, chissà quanti ce ne verranno in mente dopo aver letto questo articolo (vi va di dirceli?). Ve li consiglio, ma soprattutto ve li auguro perché ogni tanto anche la vostra testa, complici le mani stufe di sfogliare, si conceda il lusso di qualche divertita esplorazione di un oggetto che è molto meno statico e intoccabile di quel che a volte sembra.
#1
Parlare di libri attivi e non portarne uno di Bruno Munari proprio non si poteva fare. Comincio quindi da lui, senza la pretesa di aver preso l’esemplare più rappresentativo di quella sconfinata famiglia di casi editoriali che sono stati già recensiti da voci ben più esperte della mia. Questo me lo ha regalato un collega e caro amico non appena ha visto che Corraini stava rimettendo in circolo questa serie che Munari realizza dal 1945, dopo la nascita del figlio Alberto. Come molti dei suoi “compagni”, “Storie di tre uccellini” nasce proprio ispirandosi ai giochi ed esperienze quotidiane di Munari papà che deve tanto della sua capacità di progettare alla sua capacità di osservare (e poi immaginare). Le esplorazioni dei bambini non sono affatto lineari come lo sfogliare dei libri canonici e somigliano parecchio a come è fatto questo libro dove una storia è dentro l’altra, alcune cose prendono tantissimo spazio ma non per questo sono più chiare o più importanti di quelle che si nascondono dentro a un buco piccolissimo. I tre pennuti protagonisti sono in gabbia, ognuno per motivi diversi e ognuno ce li racconterà con la sua propria voce. Una matrioska irregolare, in cui la copertina è già il primo frame della storia (gli uccelli sono tutti e tre in gabbia, appunto), si offre alle mani bambine per farsi esplorare in un tempo breve ma di ampio respiro, dove il peso delle parole e delle immagini si distribuisce con sapiente equilibrio pur nella discontinuità delle forme.
#2
Se la gabbia ci sta stretta, è il momento di tuffarsi senza esitazioni ne “Il mare. Un grande libro leporello” di Hector Dexet (Gallucci). Lo dice già il titolo e non fatichiamo a capirlo tenendo il libro in mano: questo tuffo sarà una lettura piena di onde da cavalcare! Il leporello è strutturato come un’unica lunga striscia ripiegata a fisarmonica (proprio come il catalogo delle imprese amorose dell’omonimo personaggio del Don Giovanni di Mozart). Quella di Dexet è cartonata, sagomata e condita con vivacissimi colori primari. Sono tanti i libri in cui questo autore sceglie di far destreggiare il lettore tra buchi, finestre e altre modalità di lettura inconsuete. Il suo mare è un susseguirsi di creature (elencate, contate, tutte da scoprire) che si accavallano proprio come le acque agitate. Sarà un’impresa non farsene sfuggire nemmeno una ma, tranquilli: il leporello si può distendere (ed essendo cartonato, questo sta anche in piedi) e lasciarsi ammirare in tutta la sua lunghissima magnificenza disegnata.
L’andamento a zig zag del libro e le sagome, che ci anticipano alcuni grandi incontri già a leporello chiuso, non sono quindi solo una divertita scelta stilistica ma anche un’azzeccata metafora cartotecnica dell’impeto marino (quindi attenzione se soffrite di mal di mare!).
#3
Dalla nenia delle onde di cartone, approdiamo a tutt’altra musica con le Ediciones Tralarì (musicali fin dal nome) e i loro flexagoni che, a ben pensarci, portano il nome di quello che potrebbe sembrare benissimo uno strumento musicale. Il flexagono è un manufatto che somiglia un po’ all’origami (anche se è di origine occidentale) proprio perché si costruisce e si fa leggere grazie alle sue pieghe. Molto usato in matematica, dato che si compone di moduli regolari, a me ricorda tanto una di quelle conte che si facevano da bambini che, una volta terminata, sembrava esser nata per ripetersi all’infinito. E in effetti questa serie poi ho scoperto che si chiama proprio così, “Cuentos infinitos” (racconti infiniti), venduti con tanto di istruzioni per agevolare un primo approccio al loro dispiegarsi.
I flexagoni delle Ediciones Tralarì li ho scoperti durante un soggiorno in Spagna (ma si possono comprare, assieme a molte altre deliziose produzioni, anche sul loro sito) e ne ho comprati 3, tutti illustrati e realizzati a mano dalle fondatrici. Alcuni contengono vere e proprie filastrocche, altri piccole favole. In ogni caso, maneggiarli è un piacevole passatempo in cui gli occhi vanno in cerca delle coincidenze grafiche per rivelare il disegno successivo, le mani assecondano con cura le pieghe delicate, la testa segue le parole come fossero indizi per arrivare in fondo al gioco vittoriosa.
Ve l’ho detto, no? È “solo” un gioco. Ma ogni tanto mi piace pensarla un po’ come Platone per il quale “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione”.
Bruno Munari
Corraini editore, 2017
Il mare. Un grande libro leporello
Hector Dexet
Gallucci editore, 2016
3 cuentos infinitos
Cintia Martín, Consuelo Digón
Ediciones Tralarì